Zemeckis,quattro sottovalutati film per conoscere il regista

In occasione del suo settantaduesimo compleanno, ecco una lista di quattro film di Robert Zemeckis che andrebbero rivalutati secondo noi.

Credits: theblackandblue.com
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Nato a Chicago il 14 maggio 1952, Robert Zemeckis è tutt’ora uno dei registi americani più influenti degli ultimi 40 anni. Studia regia alla University of Southern California, dove incontra il compagno di studi Robert Gale, che diventerà il suo partner di lunga data nella sceneggiatura e con cui filma vari corti, attraverso i quali cattura l’attenzione di Steven Spielberg, suo futuro amico e mecenate, che il quale produrrà nel 1978 il primo lungometraggio di Zemeckis: 1964 Allarme a New York: arrivano i Beatles(1978).


Spielberg produrrà anche La fantastica sfida, l’iconica saga di Ritorno al futuro e Chi ha incastrato Roger Rabbit. La collaborazione tra Spielberg e Zemeckis vedrà quest’ultimo anche nelle veste di sceneggiatore, insieme a Gale, per 1941-Allarme ad Hollywood, diretto dal maestro di Cincinnati.

Sebbene sia stato spesso incasellato come un regista interessato solo agli effetti, il suo lavoro è sempre stato incentrato sulla convivenza, per lui naturale, tra l’effetto speciale/visivo e lo scopo narrativo della pellicola. In occasione del suo compleanno, ci siamo concentrati su quattro film(uno per decennio) che oggi sono stati dimenticati da buona parte, per non dire la maggioranza, del pubblico, o che riteniamo molto sottovalutati.

Attenzione: Non è una classifica: si segue l’ordine cronologico.

All’inseguimento della pietra verde(1984)

Allinseguimento della pietra verde

Il primo grande successo commerciale di Zemeckis. Il film ha come protagonista Joan Wilder(Kathleen Turner), talentuosa e goffa scrittrice di romanzi rosa di colpo coinvolta in un’incredibile avventura piena di pericoli a fianco dell’avventuriero Jack Colton(Micheal Douglas), a causa del rapimento di sua sorella Elaine(Mary Ellen Trainor), da parte di una banda di delinquenti colombiani alla ricerca di un tesoro nascosto.

Nato sull’onda del grande successo al botteghino di Indiana Jones: I Predatori dell’arca perduta di Spielberg, il film di Zemeckis si inserisce perfettamente nella scia dell’illustre predecessore, rifacendosi anche a classici del passato come La regina d’Africa di John Huston. Kathleen Turner riesce nell’intento di creare un personaggio essere una goffa donna di città ma molto affascinata dal pericolo e come Michael Douglas è perfetto nella parte dell’avventuriero affascinante, apparentemente egoista ma in realtà dal cuore d’oro.

I due mostrano una chimica davvero invidiabile, ponendo le basi ad un altro grande film degli anni’80 di cui sono i protagonisti, ovvero La guerra dei Roses(di cui è stato annunciato un remake con Benedict Cumberbatch e Olivia Colman). La sceneggiatura di Diane Thomas(unico lavoro da lei firmato a causa della sua prematura scomparsa, a causa di un incidente d’auto a soli 39 anni) trabocca di dialoghi e duetti frizzanti che ancora oggi resistono alla prova del tempo.

Un grande film d’avventura che merita di essere riscoperto.

La morte ti fa bella(1992)

Goldie Hawn

Accolto abbastanza tiepidamente dalla critica e ricordato per la bontà degli effetti visivi(premiati con il premio Oscar) della Industrial Light & Magic di George Lucas, La morte ti fa bella è uno dei film più interessanti di Robert Zemeckis. Madeline Ashton(Maryl Streep) è sposata con Ernest Menville(Bruce Willis), il quale era il fidanzato dell’amica Helen Sharp(Goldie Hawn). Dopo essere stata ricoverata in un ospedale psichiatrico a causa di un esaurimento nervoso, Helen giura di uccidere Madeline e di riconquistare il cuore di Ernest. A qualunque costo. Anche a ricorrere alla magia nera.  

Zemeckis porta in scena con notevole black humour , precorrendo i tempi con notevole anticipo, l’ossessione che caratterizza l’immagine pubblica dello star system hollywoodiano moderno: il terrore dell’invecchiamento, visto come un’inesorabile conto alla rovescia che conduce all’anonimato, e che, a causa dell’abuso della chirurgia estetica, deturpa irrimediabilmente le persone. Non solo nel loro aspetto, ma anche nella loro anima. John Carpenter farà lo stesso ragionamento nella pellicola Fuga da Los Angeles, attraverso il cameo di Bruce Campbell.

L’immagine cinematografica, come quasi sempre capita nel cinema di Zemeckis, è sempre votata a cercare il punto di distorsione tra ciò che è effettivamente reale e la presa di coscienza morale e soggettiva di chi la osserva. Le due protagoniste infatti sono ossessionate dal loro aspetto esteriore e da come quest’ultimo sia capitale per ricevere approvazione, sia lavorativa che affettiva, ed incuranti del fatto che tale obiettivo, fallito in partenza, le porterà a smarrire definitivamente l’umanità ed il buon senso.

Percorso opposto del personaggio di Ernest, interpretato da un Bruce Willis in stato di grazia e perfettamente calato nella parte. Sulla carta sarebbe stato un perfetto progetto di Tim Burton, John Landis o George Miller, ma a giudicare dal risultato, non poteva capitare in mani migliori di quelle del cineasta di Chicago.

La leggenda di Beowulf (2007)

Beowulf

Progetto molto criticato per l’utilizzo, e lo status dell’epoca, della motion capture, eppure molto affascinante. Nel portare sullo schermo il mito di Beowulf, riadattato da Roger Avary e Neil Gaiman, Zemeckis dirige un fantasy molto maturo e cupo, riuscendo quasi ad anticipare le tematiche cardine di Game of Thrones come: ego, desideri proibiti, menzogne, il peso dell’avere il potere etc.

Ma il fulcro di tutto è l’osservare la salita e la caduta di un eroe non all’ altezza della propria leggenda, incapace di stare al passo con i tempi, ormai caratterizzati da nuovi costumi e religioni, come quella Cristiana che ha soppiantato i tempi degli eroi e delle loro leggende narranti epiche sfide contro draghi, demoni e creature degli abissi. Non ci sono più imprese da compiere poichè l’unico vero mostro è l’uomo stesso, in perenne lotta contro i propri demoni e tentazioni, come ambizione, lussuria, ricchezza etc., ed incapace di vincerla.

Tali peccati sono perfettamente impersonificati dal personaggio di Angelina Jolie, perfetta femme fatale tentatrice e al personaggio di Beowulf(Ray Winstone), perfetto esempio dell’eroe vichingo arrogante ed incosciente, il quale crollerà sotto il peso dei propri peccati, celati dai canti dei bardi ma ben presenti nell’animo, alla fine consumato, del protagonista.

Ciò crea un’insolita ma perfetta sincronia nel far provare sia attrazione che ribrezzo allo spettatore. Non inferiori le interpretazioni del resto del cast, ricchissimo di grandi nomi(Anthony Hopkins, Robin Wright, John Malkovich, Brendan Gleeson). Non tra i migliori di Zemeckis, ma affascinante.

Benvenuti a Marwen(2018)

Benvenuti a Marwen

La ricerca del lato umano della tecnologia è da sempre un marchio di fabbrica di Zemeckis. Non poteva esserci regista migliore per raccontare la storia vera di Mark Hogancamp(interpretato mirabilmente da Steve Carrell), ex soldato dell’esercito e fotografo quasi pestato a morte da cinque suprematisti per aver ammesso la passione per le scarpe da donna. Ripresosi dal coma ma totalmente incapace di ricordare il passato, Mark crea una città immaginaria di nome Marwen, popolata dalle sue bambole.

Snobbato e liquidato con sciocca facilità da svariati critici e dal grande pubblico, Benvenuti a Marwen è con tutta probabilità uno dei film più sottovalutati di Robert Zemeckis, il quale riesce a trattare lo stress post traumatico e la depressione che ne consegue con rispetto e stile, senza cadere nel facile vittimismo e retorica, esaltando il potere terapeutico dell’arte e di come quest’ultima possa aprire nuove prospettive ad un’esistenza oramai irrimediabilmente sfregiata, ma non per questo morta.

L’immagine cinematografica e/o fotografica e la creazione di un mondo nuovo sono propedeutiche a riempire i nostri vuoti e mancanze, a ricostruire la propria vita perchè si possa intraprendere un percorso che porterà ognuno di noi a valorizzare la propria individualità, a guardare in faccia l’intolleranza a testa alta e soprattutto, a non rinchiudersi in se stessi e a non aprirsi al mondo che ci circonda.

Non possiamo vivere per sempre a Marwen, ma grazie a lei, ed alla fantasia che l’ha creata, possiamo imparare che il mondo reale non si può controllare ma affrontare sì. Da sottolineare l’azzeccatissima colonna sonora di Alan Silvestri e la fluidità della regia di Zemeckis, capace di alternare scene in mo-cap a live action con una facilità ed armonia incredibile. Un grande film da riscoprire.

Speriamo che la lista vi sia piaciuta e vi invitiamo a dirci la vostra nei commenti.

Auguri Robert!

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