Nocturama, vuota distruzione di un sistema | Recensione film Netflix
Nocturama è un film di Bertrand Bonello su quella voglia di soverchiare il proprio mondo, fatto di simboli ed imposizioni, per erigere qualcosa di nuovo.
Nocturama è un film che per mezzo della sua narrazione frammentata, delle sue sperimentazioni e della sua ideologia rivoluzionaria, si rende manifesto di quel che è il postmodernismo oggi. Una scelta stilistica prestabilita che nasconde la volontà di disorientare lo spettatore. Il regista vuole rendere partecipe il pubblico di uno smarrimento, molto simile a quello provato dalle generazioni di oggi, qua rappresentate dal gruppo di protagonisti. Un’opera che risponde quindi ad una necessità di plasmare, sotto nuove forme, l’identità artistica del cinema moderno. Un progetto che riflette anche il bisogno dell’autore di opporsi ad un’arte sempre più massificata ed omologata. Una ribellione che così si rende manifesta sia nel testo del lungometraggio, grazie alla distruzione protratta dai personaggi, e sia nel suo corpo, sempre tramite una narrazione visiva che ripudia il contemporaneo.
Nocturama inoltre è un film che sceglie di imporsi anche attraverso un’estetica ed una forma pop, per andare ad enfatizzare, sia al livello visivo che di linguaggio, tutto ciò che l’opera sceglie di rappresentare scenicamente: la cultura di massa, la potenza dei media ed il consumismo capitalistico. Elementi che si ripercuotono, in modo più o meno preponderante per tutta l’opera e che donano un’anima al corpo in cui i protagonisti si muovono ed a cui si amalgamano. Un’impresa mossa dalla rabbia e dalla voglia di distruzione e di rivoluzione, classiche dell’adolescenza, che ricordano in modo trasversale il racconto I distruttori di Graham Greene. Un desiderio di demolire quindi il proprio ecosistema, spesso attraverso un processo irrazionale ed istintivo, per dare luce ad un qualcosa di nuovo.
Un atto provocatorio, che in Nocturama diviene però anche simbolo di quella sua identità postmoderna e di quel suo desiderio di annientare ogni icona possibile.
Il film di Bertrand Bonello si apre con una panoramica della città di Parigi, luogo e fulcro delle intere vicende, accompagnata da un rumore di eliche, sempre più invadente. Un suono che va ad annunciare allo spettatore la tragedia e il caos a cui assisterà, senza però rivelarglielo direttamente. Un’espediente visivo e narrativo che sottolinea la volontà del regista di omettere l’indispensabile, portandolo a risoluzione tramite l’offscreen. Una scelta ripetuta per tutta la durata dell’opera, sia all’inizio, con il piano machiavèllico dei personaggi, e sia nel secondo atto, con la distruzione di Parigi. Bertrand Bonello, dopo aver introdotto allo spettatore il suo Nocturama, persegue il suo racconto con una narrazione frammentata degli eventi. Una scomposizione spaziale e temporale della storia, attraverso un montaggio sistematico, che si riallaccia ad un discorso sulla democrazia presente all’interno del racconto.
Nel testo del film compare infatti una sorta di contestazione a tale ordinamento politico, che successivamente si trasforma in immagini attraverso quel taglio visivo che dona lo stesso spazio filmico a tutti i personaggi, indipendentemente dalla utilità delle loro azioni. Tutto questo deve essere parafrasato al desiderio di annichilimento dell’odierno, presente all’interno di Nocturama, e tutto ciò che porta con sé. Il film dopo aver mostrato la riuscita del piano dei protagonisti ed una Parigi avvolta dalle fiamme, rinchiude lo spettatore ed i vari personaggi in un centro commerciale di romeriana memoria, lasciando la distruzione e il caos fuori dallo schermo.
Da questo momento in poi l’estetica pop di Bertand Bonello esplode letteralmente, riversandosi in quei non-luoghi dell’epoca del consumo e in tutti quei simulacri vuoti e meramente estetici che la caratterizzano.
La musica, in questa parte dell’opera, diviene non solo uno strumento per scandire il tempo, ma anche un modo per manifestare il disagio dei personaggi. I vari brani che si susseguono conferiscono anche un’aria mitologica al luogo degli eventi, ricollocando il film in un contesto storico ben preciso. Trasforma lo spazio scenico in uno spettro di quegli eventi che hanno sconquassato Parigi nel 2015. L’ordinario, o meglio il status simbolo, rappresentato in questo caso soprattutto dal centro commerciale, si riempie così di paura e di apprensione, perdendo la sua identità consueta. Una eco di quello che è stato il Bataclan per la Francia, ovvero una tomba generazionale e un punto di non ritorno per la consuetudine. Bertand Bonello in questo secondo atto accentua la sua estetica pop attraverso i suoi colori saturati, con momenti da videoclip, una continua frammentazione dell’immagine ed un’incursione dei media, sempre più invasiva e capace di alterare la percezione della realtà dei protagonisti.
ATTENZIONE: SPOILER!
Nocturama infine si conclude con una tragica sentenza di morte per tutti i protagonisti. Un epilogo che lascia in sospeso la riuscita effettiva della loro impresa, compito della fantasia del pubblico risolvere ed indagare. Lo spettatore non viene quindi reso partecipe della riuscita della rivoluzione e dell’ipotetico nuovo ordine che ve ne potrebbe sorgere. Il pubblico prova quindi, ancora per un’ultima volta, una sensazione di vuoto e di smarrimento d’innanzi agli eventi. L’off-screen torna così ad essere elemento di omissione per tutto ciò che c’è di realmente importante ai fini della trama, ribadendo nuovamente la democrazia visiva. La violenza a cui il pubblico vuole assistere sin dall’inizio, non viene rivelata. Tutto ciò pone un accento al primo piano della statua in fiamme presente a metà film.
Un’inquadratura ferma e che rende protagonista lo sguardo della scultura, emblema della città, ambiguamente rivolto verso di tutti noi, famelici degustatori di brutalità.
Nocturama è quindi è un’opera che sceglie di essere sospesa, forte delle sue incertezze e colma di vuoti e di rumori caotici. Un lavoro che riflette l’epoca in cui viviamo e che contestualizza il tutto in luoghi urbani ed assoluti. Spazi privi di una umanità e di cui i personaggi sono costantemente alla ricerca. Il regista all’interno del centro commerciale sfrutta i corpi, sia quelli statici e anonimi dei manichini e sia quelli in movimento dei protagonisti. Figure che colloca in uno spazio che indirettamente li mercifica e li posiziona sul medesimo piano. Entrambi diventano esposizione, contemplazione, amalgamati in quei non-luoghi che si permeano di icone vuote, miraggi e droghe mediali per non pensare. Una camera che insegue i suoi personaggi in quei dedali, o meglio in quei pseduo appartamenti fittizi, che rivelano l’inganno capitalistico della contemporaneità. Una scenografia, sempre curata dal regista, che amplifica così il senso di smarrimento introdotto sia dalla regia che dalla sceneggiatura.
Nocturama in parole povere rappresenta in modo chiaro e definitivo il nostro tempo. Un elemento che riflette su quello che l’uomo e l’arte sono oggi e di ciò che necessitano.