Aquila di Sangue: la brutale tortu*a dei vichinghi descritta come “il peggior modo di morire”

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Quando i vichinghi infliggevano il supplizio dell’Aquila di Sangue la vittima ne usciva con delle ali tutte sue… ma in maniera molto grottesca

Se avete visto Vikings, probabilmente avete una buona idea di che cosa sia l’Aquila di Sangue: si tratta di una tortura nonché metodo di esecuzione brutale messo in atto dalle popolazioni nordiche e segno di sommo disonore. In cosa consisteva? Presto detto, e tenetevi forte perché si tratta di qualcosa di parecchio intenso.

Ebbene, quel che si faceva era aprire la schiena della vittima e piegarne le costole all’infuori, dopo aver rimosso i polmoni, in maniera che l’effetto ricordasse delle ali: il malcapitato appariva proprio come una sorta di aquila, e comunque a quel punto probabilmente era già morto. Questo tipo di esecuzione compare anche in Midsommar di Ari Aster.

Ma si tratta solo di una leggenda o veniva praticato davvero? Diverse fonti letterarie ce lo riportano, specificando come la tortura venisse inflitta a prigionieri catturati in battaglia e colpevoli dell’assassinio di un padre. C’è però da dire che nessun corpo o resto umano è mai stato ritrovato con le costole piegate in tal guisa.

Ciò non di meno, la scienza ha dimostrato che questo tipo di tortura è “anatomicamente fattibile”, ossia non si tratta di nulla di irreale perlomeno da un punto di vista strettamente medico. Però c’è anche chi sostiene che potrebbe essere stata una invenzione dei cristiani, che temevano l’aggressività dei vichinghi e volevano dipingerli come un popolo di barbari brutali senza morale.

Insomma, forse non sapremo mai la verità sull’Aquila di Sangue – e magari è meglio così.

Fonte: LADBible

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