Birdemic è talmente brutto da essere bello, talmente assurdo da risultare divertente e tanto mal fatto da aver ridefinito il concetto di film “trash”
La cosa peggiore che si può dire su Birdemic? Ce ne sono diverse: si può dire che è un film amatoriale, girato con pochi mezzi e con attori inesperti in location spesso sfruttate senza permesso, che il montaggio, la regia e l’audio sono orribili; che la trama è una mezza scopiazzatura impacciata di The Birds di Hitchcock.
E poi appunto, gli uccelli in questione: palesemente fintissimi, sbattuti sullo schermo con effetti orrendi – e poi, sono più o meno sempre gli stessi dieci aquilotti – e versi ripetuti agghiaccianti; e se non bastasse, ogni tanto esplodono. Possibile che il regista, il mitico James Nguyen, non si sia accorto di quanto appariva male l’attacco dei volatili messo in scena così?
E forse non è nemmeno la parte peggiore, perché tutta la prima metà del film è dedicata alla languida e noiosissima storia d’amore tra i due protagonisti – lui bianco ricco bellissimo, lei modella bionda bellissima – che pare voler davvero richiamare tutti i possibili cliché di una trama romantica e rende impossibile simpatizzare con entrambi loro.
Nel mezzo il diffuso messaggio ambientalista, ispirato all’impegno di Al Gore per dibattere sul tema – e all’epoca, nel 2010, non se ne discuteva neanche lontanamente ancora come oggi – ma vanificato sia dall’ingenuità e dalla pedanteria con cui viene proposto, sia dalla ridicolaggine delle scene da cui dovrebbe filtrare.
E poi non si capisce bene che messaggio si vuol mandare: il riscaldamento globale causa penuria di cibo per certi uccelli che quindi si rifanno sugli umani – attaccandoli sempre quando sono in auto o presso stazioni di servizio – ma allora la soluzione è… ucciderli a mitragliate? E come finisce: gli uccelli semplicemente decidono che ne hanno abbastanza, e se ne vanno.