La tensione tra Elon Musk e sua figlia transgender Vivian Wilsoncontinua a crescere. I rapporti tra i due sono notoriamente tesi da tempo, e ora Vivian ha lanciato un nuovo, duro attacco al padre miliardario, accusandolo di aver desiderato un figlio maschio al punto da pagare per ottenerlo tramite fecondazione in vitro.
Vivian ha infatti pubblicato un messaggio su Threads in cui esprime gravi dubbi sulle intenzioni del padre al momento del suo concepimento. Nel post, ha dichiarato:
Il sesso che mi è stato assegnato alla nascita era una merce che è stata comprata e pagata. Quindi, quando ero femminile da bambina e poi sono diventata transgender, mi sono rivolta contro il prodotto che veniva venduto. Quella aspettativa di mascolinità contro cui ho dovuto ribellarmi per tutta la vita è stata una transazione monetaria. Una transazione monetaria. UNA TRANSAZIONE MONETARIA.
Elon Musk, che ha almeno 13 figli, ha avuto i suoi primi cinque tramite fecondazione in vitro. A tutti loro è stato assegnato il sesso maschile alla nascita, ma non è chiaro se la selezione del sesso fosse effettivamente parte del processo. Allo stesso modo, non è noto come Vivian sia giunta alla conclusione che il padre avesse scelto intenzionalmente un embrione maschio nel suo caso specifico.
Per molti, le parole di Vivian aggiungono ulteriore contesto al conflitto con Elon Musk, che si è intensificato dopo il coming out della ragazza come transgender.
Nel luglio dello scorso anno, il CEO di Tesla aveva parlato con lo psicologo e commentatore conservatore Jordan B. Peterson, affermando di essere stato “ingannato” nel permettere che Vivian si sottoponesse una cura medica legata alla transizione a soli 16 anni. Tuttavia, Vivian ha smentito queste dichiarazioni, definendole false. In un’intervista telefonica ha dichiarato:
Credo che lui pensava che me ne sarei stata zitta e avrei lasciato correre, senza che nessuno gli chiedesse nulla. Ma non sarà così, perché se menti su di me, in modo così sfacciato, davanti a milioni di persone, non me ne starò in silenzio.