Ancora guai per Chiara Ferragni
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Il futuro di Fenice, azienda simbolo dell’universo Chiara Ferragni si gioca in un momento critico: la situazione finanziaria è al limite, i ricavi sono ai minimi storici e tra i soci regna il malcontento. A pochi giorni da un’assemblea cruciale, si fa sempre più concreta l’ipotesi di uno scontro interno che potrebbe finire in tribunale.
La società al centro dell’impero Ferragni, Fenice Srl, sta attraversando la sua fase più delicata. Le perdite complessive stimate tra il 2023 e il 2024 superano i 10 milioni di euro, un buco che ha completamente azzerato il patrimonio netto. Ancora più allarmante è il drastico calo dei ricavi: dai 14 milioni registrati nel 2022 si è scesi a meno di 2 milioni nel 2024, una contrazione che mette in discussione la sostenibilità del progetto imprenditoriale.
L’assemblea dei soci, prevista per lunedì, avrà il compito di decidere due passaggi fondamentali: l’approvazione del bilancio 2023 (già in forte ritardo) e un aumento di capitale indispensabile per garantire la sopravvivenza della società nei prossimi dodici mesi. L’attuale amministratore unico, Claudio Calabi, insediatosi lo scorso novembre dopo l’uscita di scena di Chiara Ferragni e Paolo Barletta, illustrerà anche una situazione patrimoniale aggiornata al 30 novembre 2024, necessaria per procedere con la ricapitalizzazione.
Fonti interne lasciano intendere che, qualora uno dei soci decidesse di non partecipare al nuovo apporto di capitale (tra i più critici ci sarebbe Pasquale Morgese), sarebbe comunque assicurata la copertura finanziaria da parte degli altri investitori.
Il 2024 segna il vero impatto del cosiddetto “caso Balocco”, scoppiato a fine 2023. I bilanci rivelano che il marchio Ferragni ha subito un calo verticale nella capacità di generare ricavi. In risposta, Fenice ha adottato misure drastiche: riduzione del personale a soli otto dipendenti, dimezzamento dei costi operativi (stimati in 1 milione per il 2025) e trasferimento della sede presso gli uffici della holding Sisterhood, controllata dalla stessa Ferragni.
Nonostante il bilancio sia stato approvato dal revisore sulla base dell’ipotesi di continuità aziendale, alcuni soci, in particolare Morgese, sembrano non condividere questa visione. Le prospettive di rilancio del brand, secondo lui, sarebbero deboli, visto che l’unico asset di valore resta il marchio Ferragni, oggi in difficoltà a imporsi nel panorama della moda. Altri soci, però, vedono potenziali margini di sviluppo in nuovi settori come il make-up, gli accessori e la pelletteria, con una particolare attenzione al mercato giovanile (15-28 anni) e internazionale.
Lo scontro più acceso potrebbe consumarsi proprio in assemblea: Morgese pare intenzionato a contestare l’entità delle perdite riportate in bilancio e a mettere in discussione l’operato di Calabi, nonostante fosse stato nominato con l’accordo di tutti solo pochi mesi fa. Sebbene Ferragni e Barletta detengano la maggioranza e abbiano i numeri per approvare ogni punto all’ordine del giorno, resta il rischio che il dissenso di Morgese si trasformi in un’azione legale per impugnare le delibere.
Tutto dipenderà dall’esito del confronto: sarà rottura definitiva o tentativo di ricucire lo strappo e rilanciare il progetto Fenice?
Che ne pensate?
Fonte: Il Corriere della Sera