Premi Oscar 2025: gli highlight, dal migliore al peggiore

Ecco una carrellata dei migliori momenti visti durante la serata degli Oscar 2025

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Il tributo a Quincy Jones con Ease on Down (The Wiz) di Queen Latifah

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Scomparso nel novembre 2024, Quincy Jones è stato uno dei produttori musicali più influenti al mondo. Scopritore di Michael Jackson e artefice dei suoi album più iconici, la sua carriera musicale ha spaziato tra diverse forme d’arte. A rendergli omaggio è Queen Latifah, che sceglie un brano tratto dal musical The Wiz, la cui colonna sonora porta proprio la firma di Jones. Il tributo colpisce nel segno: il pubblico si lascia trasportare dall’energia della performance e persino qualche celebrità si alza a ballare, regalandoci uno dei momenti più frizzantini della serata.

Un Mick Jagger spumeggiante che scherza su Bob Dylan

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Bastano pochi passi sul palco perché Mick Jagger risollevi l’intrattenimento della serata. Guardandolo muoversi, si capisce immediatamente il senso di Moves Like Jagger e il motivo per cui quella canzone sia stata scritta.

Ma non è solo una questione di presenza scenica: con le sue battute sul fatto di essere stato scelto come “piano B” dopo Bob Dylan (a quanto pare vero) e sul suo vantaggio anagrafico rispetto al cantautore premio Nobel (Jagger ha due anni in meno), dimostra ancora una volta il suo carisma innato e quella leggerezza e naturalezza che sono mancate a molti altri presentatori della serata.

Il primo oscar per la Lettonia per “Flow” per Miglior film di Animazione

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Un Andrew Garfield in grande spolvero Gucci e una dolcissima Goldie Hawn consegnano il premio per il miglior film di animazione a “Flow- Un mondo da salvare”, che tratta tra le altre cose del cambiamento climatico dal punto di vista di un gatto.

È il primo Oscar mai ricevuto da qualcuno della Lettonia, e registi e produttori lo ricevono commossi e con un bellissimo discorso sul fatto di “essere tutti sulla stessa barca”, riferendosi ai cambiamenti climatici e alle conseguenze su tutti gli esseri viventi, che come insegna il film, devono trovare il modo di affrontare le paure del mondo insieme, superando le proprie differenze.

I pompieri di Los Angeles che leggono le battute di cui O’ Brien si vergogna

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Il momento in cui i dirigenti delle squadre dei vigili del fuoco di Los Angeles sono saliti sul palco insieme al presentatore poteva essere solo cringe; invece, per fortuna, si è aggiunta una dose sufficiente di umorismo ed è risultato un momento piuttosto riuscito. Con i recenti incendi a Hollywood e molte celebrità che hanno perso le proprie case era piuttosto scontato che il pubblico in sala accogliesse le vigilesse e i vigili del fuoco con una standing ovation e grandissima commozione.

Ci ha pensato quindi Conan O’Brien a “uccidere” il momento facendo leggere ai suoi ospiti (che sono stati al gioco benissimo) alcune battute sugli ospiti in sala che “neanche lui aveva il coraggio di leggere”. Cringe il giusto per diventare divertente.

Adrien Brody lancia il chewing gum prima di ritirare il premio Migliore Attore (e in 6 minuti di discorso dice troppo poco)

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Adrien Brody trionfa come miglior attore per The Brutalist, e senza nulla togliere al piccolo Timothèe Chalamet, se lo meritava tutto. La sua interpretazione dell’architetto brutalista sopravvissuto all’Olocausto era magistrale, come sempre. Emozionato di ricevere il suo secondo Oscar come miglior attore dopo 22 anni dal precedente (per Il Pianista), Brody si incammina verso il palco commosso, ma a metà strada si ricorda di avere un chewing gum in bocca, lo toglie e lo lancia a mo’ di baseball pitcher alla compagna Georgina Chapman .

Così, in prima fila. La compagna invece di correre via è prontissima a ricevere il lancio, che speriamo abbia ricevuto. Dopodichè Brody prende il palco per quasi 6 minuti, determinato a ignorare qualsiasi tempistica. Il discorso, dalle lunghe pause, riflette sulla condizione “fragile” dell’attore, per poi concludere in maniera piuttosto goffa (e criptica) sull’augurio di vivere in un mondo più inclusivo e senza guerra (…). Sorry Adrien, forse ci aspettavamo qualcosina di più del “dire senza dire”.

La cantautrice Camille che canta al ritiro della statuetta per il brano “El Mal”

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La cantautrice francese Camille, vincitrice dell’Oscar per la miglior canzone originale con El Mal (Emilia Pérez), sale sul palco contenta e spumeggiante. Dopo aver ritirato il premio, improvvisa qualche nota che – da un secondo riascolto – si rivela essere Sympathy for the Devil, probabilmente un omaggio al suo premiatore, Mick Jagger. Il momento ha la spontaneità dell’entusiasmo puro, ma anche una punta di cringe, soprattutto per il co-autore Clément Ducol, che accanto a lei sembra non sapere bene dove guardare. Ah, i musicisti.

Il monologo di Conan ‘o Brien

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Per quanto apprezzabile sia stata la clip introduttiva omaggio a The Substance che ci ha strappato qualche risata, il monologo del comico e presentatore Conan O’Brien non si è rivelato all’altezza di altri numeri dei suoi predecessori, nè di quello che è il suo spirito comico. È andato molto meglio nelle gag successive, più naturali e menefreghiste del primo, che non ha incontrato grandissimo favore del pubblico in sala e, oltretutto, si è concluso con un numero musicale simpatico ma, a quel punto, del tutto superfluo.

Si salvano i pur taglienti riferimenti ad Amazon, Netflix & co. che nel corso della serata sono stati reiterati in un modo o nell’altro, unico bersaglio delle frecciatine di Conan O’Brien, che mai, neanche una volta, ha nominato Trump (nonostante ci fosse The Apprentice tra i candidati agli Oscar).

Non male anche la battutina sui tweet di Karla Sofìa Guascòn, prima attrice transgender ad essere nominata agli Oscar che però aveva rischiato di non partecipare per via di alcuni tweet molto controversi recuperati da qualche anno fa, in cui sparava a zero sui cinesi, su George Floyd e sull’ipocrisia di un’edizione precedente degli Oscar gala. Anche se la Guascòn si è “salvata” dalla cancellazione totale da parte dell’Academy in virtù di questa edizione più moderata degli Oscar ed ha presenziato, l’elefante nella stanza doveva essere in qualche modo affrontato, e ci sta.