Sei anni dopo aver cannibalizzato gli Oscar con Parasite, il regista sudcoreano Bong Joon-ho torna al cinema con Mickey 17, attesissimo film che vede Robert Pattinson assoluto (e multiplo) protagonista, e non solo. A coadiuvarlo nelle folli gesta, troviamo un cast superbo comporto da nomi altisonanti come Toni Collette, Mark Ruffalo, Steven Yuen e Naomi Ackie, in uno sci-fi che segna di fatto un ritorno alle origini che hanno lanciato Bong nel cinema hollywoodiano.
Mickey 17, la Trama
Mickey è in fuga dagli strozzini e solo emigrare verso un altro pianeta può salvarlo. In una Terra che sembra ormai abbandonata ad un destino ancor più nefasto di quello del protagonista, decide quindi inconsapevolmente di entrare in un programma sperimentale che lo vede oggetto di continue clonazioni. Giunti sul pianeta, e guidati da un personaggio a metà tra un politico fallito ed un santone, le cose inizieranno a farsi complicati, anche nel dover gestire una pratica, quella della clonazione, abbastanza complessa.
Mickey 17, la Recensione
Un ritorno a dir poco scoppiettante, quello di Bong alla regia. Dopo averci incantato con Parasite, confermandosi anche al pubblico più generalista come grande regista, con Mickey 17 assistiamo ad un passo indietro che non ha necessariamente un’accezione negativa. Siamo ben lontani dai fasti lidi del film pluripremiato ai premi Oscar, questo è evidente. Tuttavia la classica locuzione del passo indietro qui segna un vero e proprio ritorno alle origini, proseguendo a suo modo la poetica cara alla maggior parte della sua filmografia.
Mickey 17 è infatti un film che racchiude quanto diretto fino ad oggi da Bong Joon-ho. Un vero e proprio compendio di tematiche tanto a egli care, raccontate con il suo stile molto particolare, sempre a metà tra l’avvincente ed il grottesco, oscillando da un lato e dall’altro, anche a costo di sembrar confusionario. Appare chiaro che il fantasma di Parasite aleggia pericolosamente tanto sul regista quando sul film con un superbo Robert Pattinson, che dimostra il suo essere poliedrico alla perfezione. Non che ce ne sia bisogno, vista la sua filmografia, che parte da Twilight fino ad arrivare a The Batman, con annesse incursioni firmate Cronenberg.
Insomma, la punta di diamante di Mickey 17 è proprio Robert Pattinson, la cui capacità attoriale riesce anche a far mettere da parte i problemi che attanagliano un film fin troppo diluito e che gioca pericolosamente con la sospensione dell’incredulità . La sceneggiatura scricchiola sovente, con sequenze forse fin troppo forzate sebbene necessarie per arrivare allo scioglimento dell’intreccio. Pur non volendosi focalizzare troppo sul cosa ci viene raccontato, anche il suo “come” non sempre è all’altezza della situazione.
Eppure, nonostante tutto, il film scorre fino al finale, raccontando una storia di fantascienza distopica, riprendendo quindi tutte le tematiche viste finora nei film di Bong, anche con momenti che riprendono realtà tragicomiche e grottesche come l’attentato a Trump. Momenti comunque drammatici ma che hanno ripieghi e risvolti per l’appunto grotteschi. Un atto come la morte ripetuta dello sventurato Mickey viene infatti portata alle sue estreme conseguenze, trasformando quella che può essere sofferenza e tristezza in risate da un inevitabile retrogusto amaro.
Mickey 17 vuole infatti portare una riflessione che abbraccia tematiche di ampio respiro, che vanno dalla bioetica all’ecologismo, passando anche per quello specismo, raccontato già in Okja. Un vero e proprio compendio che racchiude quanto già visto ed apprezzato diretto da Bon Joon-ho, come in Snowpiercer e anche The Host, soprattutto per il dualismo degli abitanti del pianeta, misteriosi e sempre a metà tra quel grottesco maialino e il violento alieno dell’ultimo film qui menzionato.
Evitando accuratamente di portare sullo schermo la più facile (e forse anche veritiera) delle idee secondo le quali l’umano è stupido e perirà sotto i suoi stessi colpi, Bong vuole raccontare una storia che lascia ampio respiro e interpretazione. La micro società presente nel film è infatti soggetta al gioco di macro e microcosmi che ci circondano, dalle istituzioni al popolo, dagli schiavi agli imbonitori.
E se per Feuerbach noi siamo ciò che mangiamo, questo film, e in generale questo cinema, ci porta a pensare che di fatto noi siamo ciò che vediamo, e quindi ciò che non vediamo. Mickey 17 dunque ci porta di fronte ad una verità assoluta, quella che ci vede figli di un consumismo sfrenato, che acuisce le differenze sociali, rompendo a suo modo un velo di Maya che non ci permette di guardare oltre il semplice oggetto, venduto come rivoluzionario ma che magari è solamente una grande fregatura per chi di fatto non può permetterselo. O come diceva Tyler Durden, per riassumere, ciò che possiedi alla fine ti possiede.
Cast
Robert Pattinson: Mickey Barnes
Naomi Ackye: Nasha
Mark Ruffalo: Marshall
Toni Collette: Qwen
Trailer
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