Nato nel 1957 in Camerun, il primo scimpanzé a viaggiare nello spazio, fu uno dei 40 esemplari catturati e venduti all‘Holloman Aerospace Medical Center nel New Mexico nel 1959. In seguito, fu selezionato per il Progetto Mercury, volto a studiare gli effetti dello spazio sugli esseri umani e a garantire un rientro e un recupero sicuri.
Inizialmente noto come “Numero 65”, fu poi ribattezzato “Ham”, dalle iniziali del centro in cui ricevette l’addestramento. Qui imparò a tirare leve in risposta a segnali luminosi e sonori, come parte degli esperimenti condotti dal National Air and Space Museum.
Il 31 gennaio 1961, lo scimpanzé Ham venne lanciato nello spazio a bordo della missione Mercury-Redstone 2. Durante il volo suborbitale di 16,5 minuti, sperimentò l’assenza di gravità e forze g elevate, riuscendo comunque a portare a termine i compiti assegnati con successo.
Tuttavia, la missione non fu priva di problemi: un malfunzionamento tecnico fece sì che la capsula superasse la traiettoria prevista, atterrando a 130 miglia dal punto stabilito nell’Oceano Atlantico. Secondo il libro A Brief History of Animals in Space, pubblicato dall’History Office della NASA, Ham trascorse un totale di 6,6 minuti in assenza di gravità. La capsula imbarcò acqua e ci vollero diverse ore prima che la squadra di soccorso riuscisse a recuperarlo, ma fortunatamente lo scimpanzé sopravvisse.
Secondo il rapporto post-volo, riportato dal National Air and Space Museum, Robert F. Wallace, addetto alle informazioni del STG presente sulla scena, dichiarò che Ham appariva agitato al suo ritorno nell’Hangar S. Non potendo raccontare la sua esperienza, solo lui sapeva quanto fosse stato estenuante il viaggio. La folla di giornalisti e i flash delle macchine fotografiche lo misero in agitazione, tanto che rispose in modo aggressivo a diverse persone.
Più tardi, quando il suo addestramento lo accompagnò nuovamente verso la capsula per le foto richieste dalle troupe televisive, Ham si agitò ancora di più. Furono necessari tre uomini per calmarlo e permettere lo svolgimento del servizio fotografico. Secondo il Guardian, Ham risultò sostanzialmente illeso, a parte la paura provata durante la missione.
Nel 1963, fu trasferito al National Zoo, dove visse in solitudine per 17 anni, prima di essere trasferito allo zoo della Carolina del Nord, dove poté vivere insieme ad altri scimpanzé.
Morì il 18 gennaio 1983, all’età stimata di 26 anni.
Brian Odom, capo storico della NASA, ha dichiarato a USA Today che l’esperienza di Ham è stata cruciale per il progresso dell’esplorazione spaziale.
Non possiamo dimenticare Ham e quanto sia stata importante la sua missione nel fornirci le informazioni necessarie per acquisire la sicurezza necessaria a mandare un essere umano nello spazio. Il suo contributo è stato fondamentale per il successo dell’Apollo nel luglio 1969