Si continua a parlare di Sanremo non solo per la musica, ma anche per i look: ecco i più improbabili della serata cover!
Partiamo con il dire che questa serata ha avuto senso solo per ascoltare Lucio Corsi che duetta con Topo Gigio. Assodato ciò, analizziamo il fatto che Roberto Benigni a Sanremo è veramente avanguardia pura e che nel toto scommesse dei temi toccati dal comico toscano avevamo in lista quanto è bello l’amore, quanto sono bravo a fare Dante e quanto è stupenda mia moglie.
Tutti argomenti che non sono stati neanche lontanamente sfiorati e che ci fanno credere che forse in questo mondo esiste ancora un po’ di speranza. Non solo non ha violentato la Divina Commedia ma ha pure fatto ridere parlando di politica, la quale pensavamo tutti intoccabile in questa ascetica edizione, con dei voli pindarici così repentini e delle metafore così dirette da farci dimenticare per un attimo che ha vinto l’Oscar per La Vita è Bella.
Credits: Rai
Insomma aspettative basse ridimensionate, “Dio vi benedica” finale a parte, ma non si può avere tutto.
Ma partiamo finalmente con la serata più attesa di questo Festival, anzi di Sanremo in generale: cover e duetti. Ad inaugurare questo girone infernale Rose Villain in un piumato Fendi d’archivio con gambaletto in vista un po’ Lolita un po’ Lamù insieme a Chiello in pelle nera e tatuaggi che cantano una delle canzoni più tossiche e belle di Lucio Battisti. Dove non è arrivato Benigni prima con il Sommo Poeta intervengono loro. Dov’è il sax? Dov’è il pathos? Perché lui sembra un personaggio dei manga di Nana?
L’ingresso di Mahmood in doppiopetto Balenciaga e gli occhiali da intellettuale Clark Kent per fortuna ci distrae dallo scempio precedente, un breve attimo di conforto prima di essere presi a sberle dalla camicia zebrata di Kekko che intona Angelo di Francesco Renga con Francesco Renga dimostrando l’uno di non saper cantare nessun’altra canzone che non sia dei Modà e l’altro di non saper cantare manco le sue.
Credits: Rai
Ma ecco un’altra boccata d’aria con l’ingresso di Geppi Cucciari come seconda co-conduttrice che sceglie di omaggiare la sua Sardegna con uno splendido abito di Antonio Marras decorato con i nuraghi. Ironica, spigliata, brillante, senza peli sulla lingua, eclissa Carlo Conti e ci fa domandare perché non presenta lei.
L’incantesimo dura poco, a spezzarlo ecco che arrivano Clara con Il Volo a cantarci The Sound of Silence (Paul ti prego perdonali non sanno quello che fanno). Lei sempre bellissima, loro ibridi della musica italiana in un monocorde Trussardi, artefatti e insensati quanto il loro concerto di Natale ad Agrigento su Canale cinque registrato in piena estate e mandato in onda il 24 Dicembre.
L’orrido continua con Tutto il resto è noia, capolavoro violato con ammirevole disinvoltura da un Tony Effe gangster in GCDS che almeno ha avuto la decenza di lasciar fare quasi tutto a Noemi, più Califano di lui. Al seguito Rkomi in Vivienne Westwood e Francesca Michielin finalmente vestita bene che cita Ginger Rogers in un Miu Miu tutto frange che la fa sembrare davvero una stella di Broadway e dunque perfettamente in sintonia con la canzone di Cesare Cremonini.