La storica vincitrice del 1995, nonché conduttrice della più recente edizione di X Factor – senza parlare del suo notevole catalogo musicale, ovviamente – partecipa con un altro brano pop orchestrale tradizionalissimo sul quale la sua voce veleggia potentissima, ma lasciando ben poco a cui aggrapparsi al di sotto.
Voto: 5
Willie Peyote – Grazie Ma No Grazie
Willie Peyote, come sempre sul pezzo, porta un intelligente nu folk con un testo sulla superficialità e sul qualunquismo che è anche molto ritmato e amaramente ironico, nonché divertente e con varie citazioni e frecciatine. Di gran lunga, una delle migliori canzoni di questa edizione, quasi fuori posto persino – in senso positivo, s’intende.
Voto: 8.5
Rose Villain – Fuorilegge
Non c’era da aspettarsi da Rose Villain niente di diverso da un pop contemporaneo dall’accento urban, che funziona molto – ma molto – meglio nel refrain che nelle strofe. Il resto è la solita nebbiolina orchestrale che comunica davvero poco. Per non parlare del fatto che si tratta dell’usuale brano d’amore struggente e fintamente provocatorio: niente che non si sia già sentito, e anche da anni.
Voto: 6
Olly – Balorda Nostalgia
Olly sale sul palco con un pezzo folk dai tratti cantautoriali e cantando fuori metrica come De Gregori, sfogandosi nell’ennesimo lamento d’amor perduto – che, a giudicare dalle immancabili osservazioni sul fisico del cantante, potrebbe essere del resto facilmente recuperato. Una canzone che vi potrebbe piacere, sinceramente, se avete forse 16 o 17 anni.
Voto: 4
Elodie – Dimenticarsi Alle 7
Una delle grandi protagoniste del pop nostrano contemporaneo, Elodie, è già una habitué sul palco dell’Ariston e in genere è capace di far ballare parecchio. Quest’anno fa una cosa un po’ a metà: il suo brano è molto simile a quello della collega Rose Villain, strofe deboli con ritmi disco / orchestrali e giusto un paio di variazioni strumentali interessanti. Può funzionare bene in classifica, ma emerge poco tra i pezzi in gara.
Voto: 5.5
Shablo, Guè, Joshua, Tormento – La Mia Parola
Un rap gospel dal sapore tradizionale – si intende, per esempio, le prime cose del fondamentale Kanye West, almeno a livello di arrangiamento – e si presenta assolutamente valido. Un esempio di rap fatto e scritto bene, sia a livello lirico che musicale, e che molti potrebbero e dovrebbero seguire.
Voto: 7.5
Massimo Ranieri – Tra le Mani un Cuore
Un altro dei grandi “immortali” non solo del Festival ma della musica italiana in toto, Massimo Ranieri si presenta con una canzone scritta, tra gli altri, da Tiziano Ferro. Anche in questo caso l’impronta si sente, e fa sempre piacere sentire la voce energica di Ranieri su un pezzo non solo malinconico ma pure intenso. E anche qui, il sassofono porta punti in più.
Voto: 6.5
Tony Effe – Damme ‘Na Mano
L’unico modo che Tony Effe aveva per partecipare a Sanremo era di presentare un brano elegante, suadente e ricco di omaggi a un genere di musica più tradizionale di quella a cui sono abituati i suoi fan. Quindi, rivolgendosi agli autori giusti, ha fatto esattamente questo: a livello musicale la sua proposta è interessante e non scontata. Peccato che nel testo il livello si abbassi inevitabilmente.
Voto: 6.5
Serena Brancale – Anema e Core
Ritmi tribali ed esotici per Serena Brancale, che vuole far ballare con accenti atipici e inserti rap non fuori luogo. Un bel pezzo di sicuro appeal e che può colpire esulando dal pop orchestrale classico – che in serata s’è sentito parecchio – e da altre formule prevedibili. Da apprezzare per la coesione tra trovate vocali e completezza d’arrangiamento, un bel sound trascinante e caldo.
Voto: 7
Brunori SAS – L’Albero delle Noci
Con le note di Dario Brunori trova posto sull’Ariston il miglior cantautorato moderno – indie, lo si definiva fino a qualche anno fa – anche se bisogna dire che questo non è esattamente il miglior brano della sua carriera, anzi. Come sempre nel suo caso, l’arrangiamento è essenziale, mentre c’è da prestare attenzione specialmente alla voce e al testo.