Il carcere di massima sicurezza CECOT (Centro per il Contenimento del Terrorismo) in El Salvador è considerato una delle prigioni più dure al mondo. Progettato per ospitare decine di migliaia di membri di gang e criminali, il CECOT è stato inaugurato dal presidente Nayib Bukele nel 2023 con l’obiettivo dichiarato di sradicare la criminalità organizzata dal paese. Tuttavia, le condizioni di detenzione hanno suscitato forti critiche da parte di gruppi per i diritti umani.
Recentemente, un documentarista turco, Ruhi Çenet, ha avuto l’opportunità di visitare la struttura e ha rivelato dettagli inquietanti sulla vita all’interno della prigione e, in particolare, sul regime di isolamento imposto ai detenuti.
Il CECOT non è solo un carcere inespugnabile, ma un luogo che elimina persino l’idea di fuga. La struttura si estende su 410 acri ed è suddivisa in otto moduli separati. Ogni coppia di moduli è racchiusa da due muri alti tre metri, sormontati da filo spinato, mentre un imponente muro esterno di nove metri, con una recinzione elettrica da 15.000 volt, circonda l’intera prigione. Diciannove torri di guardia assicurano che nulla passi inosservato.
Le condizioni all’interno del CECOT sono estreme: i detenuti sono stipati in file infinite di brande di metallo senza materassi, costretti a radersi la testa ogni cinque giorni e a seguire regole rigidissime. Devono mangiare con le mani, senza posate, e indossare un’uniforme costituita da una semplice maglietta bianca e pantaloncini corti.
Ma la parte più dura della detenzione è l’isolamento. Per chi infrange le regole, il carcere prevede celle di isolamento assoluto, vere e proprie stanze claustrofobiche in cui i detenuti vengono rinchiusi senza sapere per quanto tempo vi rimarranno: giorni, forse settimane. Senza alcuna fonte di distrazione, privati di libri o altri oggetti che possano occupare la mente, sono lasciati soli con i propri pensieri in un buio quasi totale. L’unica fonte di luce è un piccolo foro nel soffitto, che lascia entrare a malapena un bagliore.
Una delle guardie carcerarie ha spiegato al documentarista:
Se i detenuti infrangono una regola, la legge ci autorizza a metterli in isolamento per un massimo di 15 giorni. Queste celle hanno porte sigillate, con una griglia attraverso la quale possiamo controllare chi vi si trova. Da questa stessa apertura viene passato il cibo e i detenuti devono infilare le mani per essere ammanettati prima di essere trasferiti
L’isolamento totale, secondo la guardia, è in grado di spezzare anche il criminale più duro:
Dentro non vedi nemmeno le tue mani. Se qualcuno viene rinchiuso qui, avrebbe bisogno di un libro o qualcosa per mantenere la mente lucida, ma non ha accesso a nulla. Non mostriamo pietà a questi detenuti: hanno deciso chi doveva vivere e chi doveva morire. Ora la giustizia deve essere fatta per le loro vittime.
Con quindici giorni trascorsi davanti a una spoglia parete di cemento, il messaggio per i detenuti è chiaro: ogni tentativo di resistenza viene soffocato, costringendoli alla sottomissione totale.