Il Vostro Amichevole Spider-Man di Quartiere è la nuova serie Marvel su Disney+

Spider-Man è un personaggio che fa parte della cultura pop: vediamo come i Marvel Studios lo hanno reinventato nuovamente e come è stato declinato nel corso della sua vita editoriale

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Uno Spider-Man per ogni età

Per quanto l’Uomo Ragno (oops, oggi si dice Spider-Man…) sia un personaggio talmente vivido e scritto bene da prestarsi a tante interpretazioni, è però difficile, tanto più che ha 60 anni di carriera alle spalle, riuscire a centrare una sua nuova declinazione narrativa.

E Il Vostro Amichevole Spider-Man di Quartiere ci riesce, a partire dal titolo: your friendly neighborhood Spider-Man è una traslitterazione, usata da Stan Lee sui suoi fumetti negli anni ’60, che deriva da un vecchio gergo commerciale usato quando si pubblicizzava qualcosa alla radio o alla televisione e poi alla fine della pubblicità si diceva che si poteva trovare quel prodotto “nel tuo amichevole drugstore o supermercato di quartiere”.

Poi, pensando all’apparato visivo: perché dimentica fin da subito gli svolazzi e – troppo spesso ormai – la noia di un’animazione 3D e cerca una via estetica personale e riconoscibile. Trovando allora un design fra 2D e 3D, con chine marcate che si rifanno allo stile dei vecchi albi Marvel abbinate ad una palette di colori vivace.

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Salta subito agli occhi insomma un richiamo, mai nostalgico però, agli anni ’60 e ’70 (fin da una sigla che riprende la famosissima Spider-Man theme song del cartone animato del 1967, oramai diventata uno standard musicale) ma con un piglio fortemente contemporaneo, quasi come se fosse una specie di “fumetto in movimento” ma con le possibilità tecniche di oggi. È insomma un approccio innovativo che trova una avvolgente via di mezzo tra la tradizione fumettistica e una sensibilità moderna

Non va dimentichiamo che i doppiatori originali sono attori come Colman Domingo e Charlie Cox, capaci quindi di dare sfumature interessanti quanto intense ai personaggi, con colori caratteriali che rendono la narrazione particolarmente viva e coinvolgente.

La storia, d’altra parte, sembra prediligere lo sviluppo della persona sotto la maschera: la linea orizzontale segue infatti gli sviluppi quotidiani delle traversie di Peter Parker, mentre il suo alter-ego sembra quasi uno dei tanti “problemi” o “vantaggi” a seconda del punto di vista dal quale si guarda.

È noto che parte del successo di Spider-Man sia dovuto allo straordinario parco personaggi comprimari, incredibilmente tridimensionale e variegato mentre restituisce persone vere, reali: lo stesso cerca di fare la serie, che prende buona parte del cast del fumetto e lo trasporta al giorno d’oggi, adattando etnie, età, genere sessuale. Nel farlo, riesce allora a ricreare un’atmosfera familiare nella storia senza scardinare le fondamenta di un mondo letterario profondamente radicato nei lettori o negli spettatori.

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In questo, sono simpatiche le continue strizzatine d’occhio che negli episodi si fanno agli appassionati dei fumetti: dal numero 14 del citato Amazing Fantasy, che Peter sta leggendo nel primo episodio a letto, in apertura; fino a costumi di Spider-Man che Petey disegna nel suo album e che ricalcano lo stile di John Romita Sr e Mark Bagley, due autori fondamentali della Marvel Comics e per lo stesso Spidey.

E ancora: i compagni di liceo di Peter sono Nico, Lonnie e Pearl, che nell’Universo Marvel ufficiale chiamato Terra 616 sono rispettivamente un membro del gruppo dei Runaways, un gangster albino di Harlem chiamato Tombstone, una supereroina filippina con poteri acquatici degli Agents of Atlas, Wave; mentre i colleghi alla Oscorp sono Amadeus Cho (su Terra 616 è un super-genio che si trasforma nel Fichissimo Hulk), Asha (una wakandiana col potere dell’invisibilità), Jeanne (Finesse, frequentatrice della Avengers Academy), Carla Connors (ha lo stesso cognome di Curt Connors, l’alter ego del mostruoso villain Lizard).

Uno, nessuno e centomila Spider-Man

La grandezza di un personaggio può mostrarsi nella sua capacità di essere declinato sotto varie forme, in diversi aspetti, senza mai perdere nulla della sua forza letteraria: e per lo Spider-Man di Stan Lee, si è detto, è proprio così.

Da sessant’anni continua imperterrito la sua corsa sulla serie mensile Amazing Spider-Man (che spesso si sdoppia, triplica, quadruplica in altre testate ragnesche) raccontando la storia del Peter Parker che nel 1962 perse lo zio Ben per mano di un ladruncolo che lo stesso Pete non fermò quando lo incontrava giorni prima in uno studio televisivo, mentre usava i poteri per far soldi.

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Da allora si batte contro ogni forma di ingiustizia, per un senso di colpa ormai radicato in lui e perché convinto che da grandi poteri derivano grandi responsabilità, con uno dei costumi più celebrati e rappresentativi dell’immaginario pop moderno: ispirando diverse altre versioni.

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