Cowboy innamorati? Meglio il razzismo da manuale – Anni 2000
Troppo presto per premiare un film LGBTQ+, siamo nel 2006, stiamo calmi. Una storia d’amore tra gay? Cowboy per giunta? Ma insomma pensate ai bambini! Ti pare che l’Academy ora si mette a premiare un film con sceneggiatura e interpretazioni eccezionali e boicotta l’ennesimo film sul razzismo stereotipato e superficiale? Ti pare che “I segreti di Brokeback Mountain” di Ang Lee possa qualcosa contro “Crash” di Paul Haggis, un film per cui lo stesso regista ammise di non aver meritato l’Oscar? Si, pare proprio di si.
La favola che ci fa dormire tranquilli – Anni 2010
“Green book” (2018) di Peter Farrelly è una formula narrativa troppo romanzata sul tema del razzismo, la solita storia della tematica sociale crudele e inumana edulcorata per pulirsi un po’ la coscienza restando al riparo. Neanche a dirlo vinse contro opere ben più evocative come “Roma” di Cuaròn o “BlaKkKlansman” di Spike Lee. Arte e provocazione vengono nuovamente imbavagliati e tutti a casa felici e contenti.
L’Oscar che premia l’estetica e non la sostanza – Anni 2020
Vince “Nomadland” di Chloé Zhao, con un’estetica che sovrasta il contenuto e narrativamente debole, contro “Mank” di David Fincher, omaggio al cinema classico con una regia impeccabile e tecnicamente superiore. Troppa fatica il cinema d’autore, non sia mai. Sta roba da cinefili ad uno degli eventi cinematografici più prestigiosi e antichi del mondo? Ma come vi salta in mente?
Trick or Treat?
Insomma, gli Oscar sono come un lancio di dadi al casinò: puoi sperare nel colpo giusto ma spesso finisci per chiederti se il tavolo sia truccato. Perciò prendiamolo per quello che è, un passatempo che fa discutere, che intrattiene, che riempie i social di meme e di cringe e di certo fa incazzare qualche appassionato di cinema. In fondo siamo sinceri, di cosa parleremmo per tutto il resto dell’anno? Basterebbe solo Sanremo? Ma soprattutto, diciamoci la verità, come sarebbe stato noioso l’Internet se avessero dato subito l’Oscar a DiCaprio?