Così il protagonista, così M. – Il Figlio del Secolo: amata da taluni, odiata da altri. Un prodotto che come l’ideologia a cui fa riferimento, spacca e unisce, e che proprio per questo motivo, si rivela un grandissimo prodotto audiovisivo, forse tra i più importanti di questo ventennio, soprattutto dopo gli eventi storici (elettorali e non) che hanno caratterizzato quest’anno. Joe Wright dietro e le quinte e Luca Marinelli davanti, ci hanno regalato una grandissima serie di cui attendiamo un continuo necessario, tanto per la storia delle serie TV quanto per il nostro personalissimo gusto.
M. – Il Figlio del Secolo, la Trama
L’alba del Fascismo, uno dei peggiori periodi storici che il Mondo possa aver mai sopportato. Un socialista interventista, Benito Amilcare Andrea Mussolini, romagnolo di Predappio, vuole prendersi l’Italia e il suo consenso. Lo fa attraverso la forza, la violenza, alla ricerca di un amore che come la storia insegna, sboccerà per poi finire nell’odio più profondo e totale. Questi sono i primi anni del fascismo, la sua genesi, osservando vicino il mondo sociale che girava intorno al Figlio del Secolo: Mussolini Benito.
M. – Il Figlio del Secolo, la Recensione
Ancor prima della meravigliosa serie TV diretta da Joe Wright, balza all’occhio la ricezione della stessa rispetto il pubblico. Chi la guarda e chi no, chi la giudica a monte e chi no. Una spaccatura netta che è ben lontana dalla più classica e consueta che coinvolge critica e pubblico. O forse, anche molto analoga, per certi aspetti.
Chi la ama e chi la odia, chi la trova faziosa e chi la trova troppo distante dalla realtà, chi invece la ama per come viene trattato e descritto un personaggio storico che ha fatto della paura e del culto della personalità, il suo mantra: un personaggio insicuro e narcisista, un mezzo uomo o omuncolo che dir si voglia. Un personaggio grottesco.
M. – Il Figlio del Secolo forse racchiude in sé la definizione di grottesco, uno stile attraverso il quale si riesce anche a ridere di una tragedia sociale e politica come quella del fascismo. Si passa dalle risate all’indignazione, soffermandoci su tutti quegli eventi che hanno portato Mussolini verso la scalata al potere. Ispirandosi pienamente al libro omonimo scritto da Antonio Scurati, la serie diretta da Joe Wright ci regala una prima stagione di otto puntate che andrebbero viste solo (e soprattutto) per uno stile registico di rara fattura.
Wright, regista londinese già autore di grandissimi film drammatici come Espiazione e storici come L’Ora Più Buia, che permise a Gary Oldman di ottenere la pregiata statuetta d’oro, ci porta indietro nel tempo, con l’aiuto di un magistrale Luca Marinelli nei faticosi panni del protagonista di questa serie. Riprendendo la sua marca autoriale, che alterna cinema di cruda prosa e magistrale poesia, M. – Il Figlio delSecolo ci racconta ciò che è stato Mussolini per l’Italia da un punto di vista mai osservato prima: il suo.
Chi era Mussolini? Il personaggio l’abbiamo conosciuto attraverso le pagine dei libri di storia, di approfondimenti di vari genere. Documenti che però raramente hanno osservato da vicino la sua persona dietro alla figura politica. Quindi, M. – Il Figlio del Secolo si propone come risposta a questa domanda, magari neanche richiesta da qualcuno, ma la cui replica resta ammaliante come poche altre cose. Si potrebbe pensare infatti che il prodotto sia fuori tempo massimo, generato da un libro premiato e frainteso (agli inizi). La potenza di Wright però non è solo quella di riuscire a reinterpretare la scrittura di Scuriati, ma di conferirgli uno stile visivo audace, innovativo, ipnotico.
Lo sguardo di Marinelli rompe la quarta parete in continuazione, confidandosi con il pubblico e con lo spettatore, guardandolo dritto negli occhi. Primi piani che estraniano dal contesto con i commenti a ciò che sta accadendo in quel preciso momento. Le idee di Mussolini, quelle dette a tutti e quelle dette solamente a noi, in un ipotetico confessionale racchiuso nello schermo delle nostre case. Perché in fin dei conti, è così che è riuscito ad entrare nel cuore degli italiani, con la prepotenza. Ed è proprio qui che rientra la geniale rottura di cui sopra.
Da sempre considerato come un errore cinematografico, lo sguardo in macchina del protagonista viene quindi riscritto da Joe Wright e portato in un contesto completamente diegetico in tutto e per tutto. Il cinema è pieno di esempi, da Woody Allen a Hitchcock, ma difficilmente questa (anti) tecnica è stata utilizzata in tal modo. Il Mussolini narratore diventa in realtà un Mussolini confessore, che ti obbliga ad ascoltare i suoi deliri di onnipotenza, spoilerando anche le sue continue menzogne, a convincerci che in fin dei conti lui è la panacea di ogni male.
Una storia d’amore tossico, quella tra lui (o lvi che dir si voglia) e il Paese, come recita nell’incipit. Prima è stato amato, poi odiato e rinnegato. Viene da chiedersi se effettivamente sia stato così, ma tant’è. M. – Il Figlio del Secolo si basa dunque sulle percezioni dei famosi eventi dell’Italia del ventennio, e questo macrocosmo diventa quindi un mero esempio di come una dittatura possa salire su al potere. La genesi di un villain, le sue pulsioni e ossessioni che mostrano come dietro ogni tiranno vi sia una barbara mediocrità morale. Non mancano in tal senso gli ammiccamenti al periodo contemporaneo, tra richiami a slogan divenuti ultra pop, con pericolosi paragoni a ciò che è la situazione socio-politica mondiale.
In altre parole, pur prendendosi più di qualche licenza poetica relativamente all’accuratezza storica, M. – Il Figlio del Secolo ci mostra come una figura controversa possa salire comodamente al potere e depredare ogni più basilare diritto sociale, senza che neanche ce ne accorgiamo. Con false promesse volte a solleticare il proprio ego, Mussolini sale al potere compiendo ogni più atroce atto antidemocratico. Eppure lui è convinto che si trovi lì perché tutti lo amano.
Emblematica la sequenza dove Margherita gli porta un regalo, un marmo nero con il suo volto scolpito, per dirgli che la loro storia fedifraga si concluderà lì, e lui si focalizza su quella grandissima e monolitica scultura. A Mussolini non interessa l’amore, interessa l’amore verso sé stesso.
Egocentrismo che viene dunque soddisfatto solo con il potere, lui che il potere mai lo ha avuto e che quando l’ha ottenuto ha fatto non pochi danni. Tematiche complesse per chiunque da portare sullo schermo ma non per il duo Wright-Marinelli, che hanno adottato uno stile unico e rumoroso, che mette in scena una violenza codarda e una codardia violenta, con sequenze memorabili coadiuvate da una colonna sonora che vede coinvolti anche i Chemical Brothers. A dir poco sontuosa in tal senso una sequenza che non sveleremo ma che restituisce la sensazione di assistere ad un vero rave party, tra proclami e stage diving. Raccontare il vecchio attraverso uno stile nuovo, la brillantezza di M. – Il Figlio del Secolo e quindi della regia di Joe Wright, si trova tutta qui.
Insomma, M. – Il Figlio del Secolo è tra le migliori serie che vedremo quest’anno se non la migliore (di già) in assoluto. Appare difficile pensare di poter vedere una serie superiore a questa. Serie che, molto probabilmente, al cinema avrebbe aumentato di gran lunga la sua risonanza verso lo spettatore, stando anche soprattutto a quanto riferito da chi la serie l’ha vista all’ultimo Festival Di Venezia.
E non stentiamo a crederci, così come è difficile non pensare alla quantità di premi che avrebbe potuto ottenere se fosse stata un film. Attendiamo la seconda stagione trepidamente, con buona pace dei detrattori nostalgici ai quali viene sbattuta in faccia la realtà rispetto a ciò che è stato Mussolini (un po’ come hanno reagito i trumpiani con The Apprentice).
M. – Il Figlio del Secolo, il Cast
Benito Mussolini: Luca Marinelli
Cesare Rossi: Francesco Russo
Margherita Sarfatti: Barbara Chichiarelli
Rachele Guidi: Benedetta Cimatti
Giacomo Matteotti: Gaetano Bruno
M. – Il Figlio del Secolo, il Trailer
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