“Se il fascismo è stato una associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere. Se tutte le violenze sono state il risultato di un determinato clima politico, storico e morale, a me la responsabilità di tutto questo, perché questo clima storico, politico e morale io, io l’ho creato”.
“Quando due elementi sono in lotta e sono irriducibili, l’unica soluzione è nella forza. Non c’è mai stata altra soluzione nella storia, e non ci sarà mai. Se io la centesima parte dell’energia messa a contenere la violenza, la mettessi a scatenarla… eh, vedreste allora, vedreste allora. Quel che dovevo dire, l’ho detto. Ora tocca a voi”.
“L’articolo 47 dello statuto dice: la Camera dei Deputati ha il diritto di accusare i ministri del Re e di tradurli di fronte all’Alta Corte di Giustizia. Domando formalmente se in questa Camera, o fuori di questa Camera, ci sia qualcuno che si voglia valere dell’articolo 47. Avete la facoltà di trasformare questa mia auto-accusa in un atto formale, di trascinarmi dinanzi all’Alta Corte di Giustizia”.
“Basta che uno di voi ne faccia richiesta. Ne basta uno, solo uno, ed il sottoscritto sarà finito, per sempre. Avanti”. Ma nessuno parla, nessuno si oppone, perché come esplicitato dalla numerosa presenza di camicie nere anche in parlamento, la dittatura è di fatto già in essere e il discorso del Duce ne è la semplice affermazione ufficiale.
“Silenzio” dice Marinelli, guardando in camera, e così si chiude la prima stagione di M. La presa del potere da parte del dittatore è complementare alla mancanza di resistenza di fronte alla forza bruta, testimoniata in maniera lancinante dall’omicidio di Matteotti che, in quanto di fatto ammesso, diviene precedente e minaccia per tutti coloro che vorranno seguirne l’esempio.