Twin Peaks, perchè vedere la serie almeno una volta

Ecco la nostra analisi di Twin peaks, una delle più belle serie tv che siano mai state pensate e prodotte

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Ode a Twin Peaks e a David Lynch!

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A cura di Serena Cramerotti

“Chi ha ucciso Laura Palmer?” Il 9 gennaio del 1991 sul piccolo schermo di 11 milioni di italiani irrompe così l’episodio pilota di una delle più grandi rivoluzioni televisive destinate a sconvolgere la struttura narrativa seriale. Combinando la complessità della sceneggiatura al ritmo ordinato di una architettura episodica cadenzata e circoscritta, Twin Peaks diventa un vero e proprio fenomeno culturale e innovativo.

Eludendo il semplice e puro intrattenimento David Lynch e Marc Frost hanno trasceso la prevedibilità, infranto l’autoconclusione, scavalcato la stereotipizzazione dei personaggi e la rigidità delle scelte stilistiche. Dipanano la matassa di una trama aggrovigliata raccogliendone lentamente il filo in un gomitolo, sviluppandola in un crescendo di ambiguità e sfaccettature che hanno coinvolto e creato vera e propria dipendenza.

In questo modo lo spettatore è costretto a interfacciarsi con qualcosa che lo costringe ad una riflessione continua, tra una puntata e l’altra, creando un vortice di aspettative deduzioni e congetture che oggi sembrano scontate e familiari ma che all’epoca furono decisamente innovative. Il genio registico di Lynch ha poi contribuito a confezionare il tutto in un’opera d’arte.

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Sulle note malinconiche ed eteree del Maestro Angelo Badalamenti, i personaggi perfettamente caratterizzati e memorabili, sembrano danzare tra sogno e realtà, tra pace e inquietudine. Quasi fosse proprio la musica a parafrasare il conflitto interiore e le discrepanze che ognuno di essi a poco a poco manifesta imprigionandoli in un costante alone di enigma e mistero come fosse un girone dantesco.

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Lynch manipola il tempo e lo spazio da abile prestigiatore dipingendo una città che sfuma nel surrealismo, un microcosmo disturbante e onirico, una discesa negli inferi dell’inconscio che costringe lo spettatore a fare i conti anche col proprio lato oscuro e con le proprie paure lasciandolo provato e perplesso tra disagio e fascinazione. Ogni dettaglio è importante, ogni personaggio è un pezzo risolutivo del puzzle, una commistione di generi enigmi e simbolismo: twin peacks è questo e molto di più.

Si tratta di un pellegrinaggio, un percorso spirituale, un gesto di fede che oltrepassa le barriere e turba l’emotività; provoca e rende parte di un viaggio psicologico denso e fitto come la nebbia che il 24 febbraio accoglie Dale Cooper quasi a nascondergli le apparenze di una realtà fatta di mistero e di dolore.

L’agente speciale dell’FBI penetra la foschia entrando in una nuova dimensione e diventa così ingranaggio principale della trama. La sua indagine sull’omicidio di Laura Palmer sarà veicolo di rivelazioni oscure e segreti reconditi legati ad ogni personaggio che incontrerà. Il ritrovamento del cadavere della ragazza genera clamore e smarrimento nella comunità di Twin Peaks.

Laura, conosciuta come una brillante studentessa e benvoluta da tutti si dimostra in realtà non solo vittima ma anche carnefice personificando il dualismo tra bene e male; quest’ultimo rappresentato da Bob, entità maligna che possiede l’uomo, lo corrompe e lo porta alla distruzione di sé stesso e di chi gli sta vicino nutrendosi del dolore e della sofferenza.

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Cooper si avventura ignaro in questo grigiore come una mosca bianca, entusiasta del compito che gli è stato assegnato e, man mano che progredisce nelle indagini abbandona la sua integrità razionale adottando un approccio basato su intuizione e spiritualità che lo costringono ad utilizzare metodi non ortodossi fondati su percezioni oniriche e mistiche. Ricercatore della verità incorruttibile ma vulnerabile diventa strumento di una interazione con il soprannaturale fino a lasciarsi sopraffare dimostrando così che il male può annidarsi come una serpe nel seno di chiunque.

Dunque, tutti a (ri)vedere Twin Peaks