Wolf Man: i 5 migliori lupi mannari visti al cinema [LISTA]

Wolf Man segue un redditizio filone cinematografico, che vede protagonisti i lupi mannari. Vediamo quali sono i migliori film con queste creature!

Condividi l'articolo

Continuate a seguirci sul nostro Canale WhatsappLaScimmiapensa e sul nostro nuovo podcast LaScimmia Podcast!

Wolf Man di Leigh Whannell è uno dei tanti film che vedono come protagonisti delle creature leggendarie: i lupi mannari. Ancora una volta assisteremo alla trasformazione di uomini apparentemente innocenti in tremende bestie sanguinarie. Come ci spiegava Severus Piton in Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban, la parola lupo mannaro deriva dal latino lupus hominarium, semplicemente tradotto in lupo umano.

Sfruttando il timore reverenziale degli uomini nei confronti del lupo, dalle leggende abbiamo avuto la trasposizione su pellicola. Lo stesso Wolf Man è un reboot del film omonimo del 1941. In attesa di vedere questo film al cinema, vediamo quali sono le migliori pellicole con presenti lupi mannari. Buona lettura!

Un lupo mannaro americano a Londra (1981)

Capolavoro del 1981, diretto da John Landis, Un lupo mannaro americano a Londra è uno dei film più noti e celebri sul wolf man. Due giovani americani, David e Jack, in vacanza in Inghilterra, vengono attaccati da un lupo mannaro. Jack muore, mentre David sopravvive ma scopre di essere stato infettato. Tornato a Londra, David inizia a subire una terribile trasformazione fisica e psicologica, mentre è tormentato da incubi e visioni dell’amico sbranato.

Uno degli aspetti più iconici del film è senza dubbio la trasformazione del protagonista, David Kessler, da uomo a lupo mannaro. Questa sequenza, realizzata grazie agli effetti speciali pratici di Rick Baker, ha ridefinito gli standard del genere. Baker vinse l’Oscar per il miglior trucco, un premio istituito proprio quell’anno, sottolineando l’importanza del contributo tecnico del film. La scena è inquietante e ipnotica, con una cura minuziosa per i dettagli anatomici che trasmette il dolore fisico e psicologico della metamorfosi.

Il film si distingue anche per il suo tono innovativo. Landis mescola abilmente l’horror puro con momenti di humor nero, creando un equilibrio unico che mantiene lo spettatore costantemente sulle spine. Questa commistione di generi era insolita per l’epoca, ma si è rivelata una scelta vincente, rendendo il film memorabile e diverso dai classici film di licantropi.

La colonna sonora è un altro elemento distintivo, con canzoni come “Bad Moon Rising” dei Creedence Clearwater Revival e “Blue Moon” che amplificano il contrasto tra le scene di terrore e la leggerezza ironica del film.

Scena tratta da Un lupo mannaro americano a Londra / credits: youtube; unknown soldier red

Wolfman (2010)

Wolfman (2010), diretto da Joe Johnston e interpretato da Benicio del Toro, è una rivisitazione moderna del classico film di licantropi del 1941. Nonostante le opinioni contrastanti della critica, il film offre diversi elementi che lo rendono un’opera affascinante e degna di attenzione per gli amanti del genere horror.

Uno degli aspetti più notevoli del film è l’interpretazione di Benicio del Toro nel ruolo di Lawrence Talbot, un uomo tormentato che ritorna nella sua città natale dopo la misteriosa morte del fratello. Al suo fianco, Anthony Hopkins offre una performance carismatica e inquietante nel ruolo del padre di Lawrence, aggiungendo misteriosità e terrore alla trama.

Gli effetti speciali e il trucco sono un punto di forza del film. Ancora Rick Baker è tornato per creare le trasformazioni del protagonista. Sebbene il film utilizzi anche la CGI, il trucco pratico di Baker mantiene un senso di tangibilità e realismo che onora il materiale originale.

La fotografia gotica e le ambientazioni cupe sono un altro elemento distintivo di Wolfman. Le nebbiose foreste inglesi, i castelli decadenti e le strade notturne creano un’atmosfera inquietante che richiama i film horror classici. Nonostante alcune critiche alla sceneggiatura e al ritmo, Wolfman riesce a offrire una visione moderna di un mito classico, mantenendo l’essenza tragica della storia originale. Grazie alle performance convincenti, agli effetti speciali di alto livello e all’atmosfera gotica, il film si ritaglia un posto speciale tra le reinterpretazioni contemporanee dei lupi mannari.

skyline wide e1aac4037783255484443f9f90256b895060d29d

Wolf: la belva è fuori (1994)

Wolf – La belva è fuori (1994), diretto da Mike Nichols e interpretato da Jack Nicholson e Michelle Pfeiffer, è un film sui lupi mannari che si distingue per il suo approccio psicologico e il suo tono sofisticato. Piuttosto che concentrarsi esclusivamente sull’azione o sull’orrore tradizionale, il film esplora i temi del potere, della natura umana e della trasformazione attraverso una lente metaforica.

Jack Nicholson interpreta Will Randall, un editore di mezza età che si trova a fronteggiare non solo un declino professionale, ma anche un cambiamento fisico e psicologico dopo essere stato morso da un lupo. La performance di Nicholson è magistrale, portando in vita un personaggio complesso che oscilla tra vulnerabilità e ferocia. Al suo fianco, Michelle Pfeiffer è altrettanto convincente nel ruolo di Laura, una donna forte e indipendente che diventa il punto di equilibrio per il protagonista.

Il film è arricchito da una sceneggiatura intelligente che utilizza il mito del lupo mannaro come allegoria per il risveglio dell’istinto primordiale e il recupero di un’identità perduta. La trasformazione di Will non è solo fisica, ma rappresenta anche una rinascita personale che lo porta a riaffermare il suo posto nel mondo.

Wolf – La belva è fuori si allontana dagli stereotipi del genere horror, offrendo una riflessione sofisticata sulla dualità dell’essere umano. Grazie alle interpretazioni memorabili, alla regia raffinata e all’approccio unico, il film rimane un esempio distintivo di come il mito del lupo mannaro possa essere reinterpretato in chiave moderna e psicologica.

GAL 1 586

L’ululato (1981)

L’ululato (1981), diretto da Joe Dante, è uno dei film sui lupi mannari più iconici e innovativi mai realizzati, unendo sapientemente horror, satira sociale e maestria tecnica. Basato sul romanzo di Gary Brandner, il film è diventato un classico del genere, grazie al suo approccio originale e alla visione unica del regista.

La trama segue Karen White (Dee Wallace), una giornalista traumatizzata dopo un incontro con un serial killer. Su consiglio del suo terapeuta, si reca in un rifugio chiamato “La Colonia” per recuperare dal trauma, solo per scoprire che il luogo è infestato da lupi mannari.

Uno degli aspetti più celebrati de “L’ululato” è l’uso innovativo degli effetti speciali. La trasformazione in lupo mannaro, creata da Rob Bottin, dopo che Rick Baker aveva abbandonato la produzione per occuparsi proprio di Un lupo mannaro americano a Londra, è un momento memorabile che ha alzato il livello per i film del genere. La scena è lunga, dettagliata e intensamente fisica, catturando il dolore e la potenza della metamorfosi con una precisione mai vista prima.

La regia di Joe Dante si distingue per il suo mix di tensione e humor nero. Dante inserisce numerosi riferimenti alla cultura pop e al cinema horror classico, rendendo il film non solo spaventoso ma anche ricco di easter egg. L’ululato è ricco anche di critica al conformismo e alla superficialità della società moderna. I lupi mannari del film non sono semplici mostri, ma simboli di una natura repressa che lotta per emergere.

Howling3

Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban (2004)

Nonostante non sia assolutamente un film sui lupi mannari, Harry Potter e il prigioniero di Azkaban (2004), diretto da Alfonso Cuarón, introduce uno dei personaggi più complessi e affascinanti della saga: il professor Remus Lupin (David Thewlis). Questo personaggio non è solo un insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, ma anche un lupo mannaro, una figura che arricchisce il film con temi di emarginazione, lotta interiore e accettazione di sé.

Remus Lupin si presenta come un mentore gentile e sagace per Harry Potter (Daniel Radcliffe), aiutandolo a sviluppare la fiducia in se stesso e insegnandogli incantesimi chiave come l’Expecto Patronum. Tuttavia, la sua condizione di lupo mannaro introduce un livello di vulnerabilità che lo rende un personaggio profondamente umano. Lupin è un uomo che combatte costantemente contro la sua natura bestiale, una lotta che simboleggia il conflitto tra le parti luminose e oscure dell’animo umano.

Cuarón utilizza abilmente la regia e la fotografia per enfatizzare la dualità di Lupin. Le scene in cui il professore si trasforma in lupo mannaro sono cariche di tensione e pathos, grazie anche agli effetti visivi e alla performance intensa di Thewlis. La trasformazione è un momento chiave del film, che sottolinea il peso della maledizione di Lupin e la sua lotta per mantenere il controllo.

La relazione tra Lupin e Sirius Black (Gary Oldman) aggiunge ulteriore profondità al personaggio, evidenziando il suo legame con il passato di Harry e i Malandrini. Lupin diventa un ponte tra Harry e i suoi genitori, offrendo al giovane mago una connessione più intima con le sue radici.

df7xs36 c8bb8597 4b2d 4e2a b59e c850a06a2c48