Paolo Crepet come al solito, non le manda a dire
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Paolo Crepet, celebre psichiatra, sociologo e scrittore italiano, è noto per il suo approccio provocatorio e per le riflessioni mai banali sulla società, le emozioni e i giovani. Con i suoi libri e i numerosi interventi pubblici, Crepet ha saputo conquistarsi un pubblico vasto e affezionato, affrontando temi complessi con uno stile diretto e spesso controcorrente. Recentemente, si è espresso anche su “Belve”, il noto programma televisivo condotto da Francesca Fagnani, criticandone i toni sensazionalistici e la deriva voyeuristica di certa televisione moderna.
In questa lunga intervista, rilasciata a Il Corriere della Sera per parlare del successo dello spettacolo-dibattito tratto dal suo ultimo saggio Mordere il cielo Crepet tocca diversi argomenti, dai suoi successi personali al ruolo della tecnologia, fino a riflessioni più profonde sulla crisi emotiva che attraversa la società contemporanea.
Inizialmente Crepet riflette sul ruolo dei guru nella società odierna e dice:
La gente ha bisogno di guide e, dove non le trova, le inventa. C’è bisogno del libretto delle istruzioni per la vita. Però poi le istruzioni sono così semplici e banali che uno si domanda: ma perché non le seguono? Non stiamo parlando di illuminazioni di Einstein
Quando gli viene chiesto se si considera un eretico, Crepet risponde senza esitazione:
Sempre. Non quello a cui viene dato fuoco in piazza: l’eretico è colui che cerca e cercando è scomodo. Vorrei che tutti gli intellettuali fossero un po’ eretici e non banalmente facendo i bastian contrari di professione. La tecnologia digitale, intelligenza artificiale compresa, non porterà necessariamente il mondo in avanti. Poi, per carità, siamo tutti contenti che ci siano avanzamenti in medicina o che Musk metta tutti questi “cosini” che girano intorno al mondo e ci danno informazioni importanti
A proposito di Elon Musk, Crepet lo definisce un genio, ma con riserva:
Invece che giocare con i trenini in soffitta lui gioca con i satelliti intorno alla Terra. È geniale, quanto Bill Gates o Steve Jobs. Adesso mi pare che qualcosa gli stia dando un po’ troppa euforia… Ma quando un uomo, da Cesare in avanti passando per Napoleone, pensa di volersi prendere il mondo e in quel preciso momento diventa una cosa che a me non piace: un dittatore. Prima o poi qualche attore rifarà la scena di Charlie Chaplin che prende a calci il mappamondo, stavolta vestito non da Hitler ma da Musk»
L’intervista tocca anche il tema dell’educazione emotiva e dell’impatto della tecnologia sulle nuove generazioni. Crepet non nasconde le sue preoccupazioni:
Mi spaventa pensare alla vita che farà mia figlia. Oggi i giovani non sono più grandi viaggiatori: non interessa a nessuno che sei stato in Perù, ma un selfie con la boccuccia a cuoricino attira molta più attenzione. L’arte, intesa come gesto autentico, sembra scomparsa. Se non consideriamo arte inzuppare un biscotto nel caffelatte taggando la pasticceria, siamo al collasso
Nel suo ultimo libro, “Mordere il cielo”, Crepet parla di empatia come antidoto alla barbarie. A tal proposito, sottolinea:
Io credo che questo sia il prodotto di un declino culturale evidente. I nostri mezzi di comunicazione, tutti, non hanno di che parlare realmente e questo ha fatto emergere una necessità voyeuristica. Perché uno deve andare in televisione a parlare dei fatti suoi? È da poveracci. Inviti il maestro Muti e gli chiedi: lei aveva un affaire con Tizia o Caia? Ma che domande sono? Uno si dovrebbe vergognare. Il mondo dei media si è abbassato a un livello che una volta si sarebbe detto “da lavandaia”
Parlando nello specifico del successo di Belve, Crepet dice:
Perché la gente è disperata. Cosa c’è di interessante? Non mi hanno mai invitato e io non ci andrei mai. La Fagnani sarà anche carina, ma è colpa di chi fa il programma che deve cercare la volta in cui sei scivolato sulla buccia di banana: disperazione allo stato puro. E gli adolescenti lo vedono che noi siamo spietati. La televisione trash di cui si parlava anni fa era l’anticamera di questo; adesso è una televisione animalesca, infatti si chiamano “Belve”, “Iene”.
Non c’è nulla di umano. Se avessi ospite Giorgia parlerei solo del dolore per la morte del suo fidanzato: quante volte sei morta quando l’hai saputo? Come ti sei tirata su? Chi ti ha raccolta col cucchiaino? Invece qui è come ridurre la vita di Verdi a quando ha lasciato la moglie: sì, è vero, ha lasciato la moglie. E quindi? Cosa toglie al sublime dell’Aida?
Che ne pensate?