Il Giro di Chiglia era in uso sulle navi almeno fino alla metà dell’800, ed era una punizione espressamente prevista dal codice di navigazione. Ringraziate di essere nati nella nostra epoca e non a quei tempi!
Il cosiddetto Giro di Chiglia, Keelhauling in inglese, era una tecnica di tortura applicata sulle navi secoli fa e in particolare durante l’era della navigazione, cioè dalla scoperta del Nuovo Mondo e della sua colonizzazione fino all’inizio dell’età contemporanea, dopo la Rivoluzione Francese e attorno allo stabilirsi dei moderni stati costituzionali.
La punizione era prevista per marinai colpevoli di codardia o di ammutinamento e in generale per le infrazioni molto gravi, ma si infliggeva anche a pirati e rei di negligenza che causavano danni alla nave o grossi problemi durante la navigazione. Sembra che fosse in uso già ai tempi antichi dei Romani, ma chi prevedeva questa tortura come strumento di punizione ufficiale era la marina olandese.
Infatti il codice di navigazione della marina olandese lo introdusse ufficialmente dal 1560 al 1853, con il nome di kielhalen – letteralmente, trascinare lungo la chiglia – da cui poi l’evoluzione inglese del termine. Oltre che dagli olandesi, si sa che è stato usato anche dagli inglesi e dai francesi in via non ufficiale, ma è probabile che anche altri popoli ne abbiano fatto uso.
Di cosa si trattava? Ce lo mostra una simulazione di Zack D. Films che, come al solito, sconsigliamo ai deboli di stomaco anche se è in computer grafica. In pratica, si avvolgevano delle corde attorno alla nave, passando sotto la chiglia, e il malcapitato da punire vi veniva trascinato e veniva fatto “strisciare” lungo la carena. Avete presente quando grattate il parmigiano? Stessa cosa.
Sì perché il fondo delle navi era spesso pieno di concrezioni, più i cosiddetti “denti di cane”, una specie di crostacei che vi si attaccavano; e anche il legno di per sé non era piacevole a contatto con la pelle umana, perché chiaramente la vittima veniva esposta a schiena nuda a questo tipo di punizione.
Risultato: inevitabilmente riportava ogni tipo di ferite, sensazione peggiorata dal sale nell’acqua di mare, e il tutto per giunto in apnea e con conseguente rischio annegamento. Da aggiungere che non si prevedeva affatto che il malcapitato potesse sopravvivere, tanto che il Giro di Chiglia equivaleva spesso in pratica a una sentenza di morte.