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James Spader e Maggie Gyllenhaal sono rispettivamente un avvocato dal carattere dominante e la sua asservita segretaria, che presto iniziano una relazione erotica basata su questo tipo di rapporto con vari momenti di sottomissione che sfociano nel BDSM e in diversi feticismi. Non è un’analisi seria: più un film che offre uno sguardo disincantato, ironico ma anche liberatorio su questo angolo dello spettro sessuale.
In questo film il poeta Mark, segnato dalla poliomielite, vive in condizioni di salute precarie e non è mai riuscito a fare sesso. Così assume un “surrogato” sessuale (Helen Hunt) per aiutarlo a perdere la verginità prima che sia troppo tardi. Una premessa delicata, ma sviluppata con profondità e complessità, che non mancherà di commuovervi.
L’opera prima di Steven Soderbergh è un thriller nel quale il sesso diviene strumento di confronto, portando a molteplici complesse evoluzioni tra i rapporti di diversi giovani protagonisti – nel cast anche James Spader e Peter Gallagher – con ricatti, realizzazioni ed epifanie scomode. Non tanto un film sul sesso, quanto sulle conseguenze a cui porta.
Michael Fassbender è Brandon, un uomo giovane, di successo, attraente e ovviamente molto attivo sessualmente: con questo “curriculum” dovrebbe essere estremamente soddisfatto della sua vita. Ma non lo è: il sesso non lo soddisfa ed è sempre più frustrante che eccitante. Un commento spietato su un’esistenza apparentemente ideale ma in realtà vacua, dal regista di 12 Anni Schiavo.
Un film delicato e ricercato che esplora i pericoli di una intimità tramutata in passione intensa, fino all’ossessione. La vita di Ronah (Brooke Bloom) ne viene completamente sconvolta. La regista Marquardt rappresenta la morbosa evoluzione del rapporto con estrema forza visiva e narrativa, portando a riflessioni profonde e turbando lo spettatore senza tregua.
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