Scienziati riportano in vita un virus “zombie” rimasto congelato nel ghiaccio per 48mila anni [FOTO]

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Credits: Jean-Michel Claverie/IGS/CNRS-AM via CNN
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Questo virus è stato riattivato dagli scienziati dopo decine di migliaia di anni per dimostrare che organismi simili possono ancora essere nocivi per gli esseri viventi anche dopo tantissimo tempo. E sotto il ghiaccio ce ne sono molti, molti altri

Sì, nel ghiaccio – o meglio, nel permafrost – si possono trovare organismi viventi perfettamente conservati dopo migliaia di anni, virus compresi. E con lo scioglimento dei ghiacciai e gli effetti del riscaldamento globale, diversi di questi organismi potrebbero tornare alla luce e rappresentare seri pericoli per l’umanità.

E ciò di cui si occupa Jean-Michel Claverie, professore di medicina e genomica all’università Aix-Marseille di Marsiglia. I suoi studi lo portano ad esaminare campioni di terreno presi dal permafrost siberiano in cerca di in cerca di virus “zombie”, ossia in grado di tornare attivi e di infettare anche dopo migliaia e migliaia di anni sotto il ghiaccio.

E c’è riuscito varie volte: nella corso della sua ultima ricerca, nel ’23, Claverie e il suo team sono riusciti a isolare ben sette specie di virus da diversi campioni di permafrost recuperati in Siberia, e a renderli attivi – ossia, appunto, infettivi – di nuovo dopo migliaia di anni. Anche se, va detto, potrebbero essere nocivi solo per singoli organismi ameboidi, non uomini o animali.

Iniziando la ricerca nel 2003, Claverie aveva già ottenuto risultati con studi risalenti al 2014 e al 2015, scoprendo vari tipi di virus. Il più antico tra quelli rinvenuti risale a 48.500 anni fa, ed è stato trovato in un campione di terra recuperato da un lago sotterraneo posto a 16 metri sottoterra. Qui sotto invece vedete un altro virus recuperato con la ricerca, un simpaticone risalente a 30mila anni fa.

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Credits: Jean-Michel Claverie/IGS/CNRS-AMU via CNN

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