Andando avanti, il cantante milanese ha parlato della situazione riguardante i giovani spettatori, dicendo:
Una parte di giovani ascolta miserie lessicali totali, altri vanno anche ai nostri concerti. Magari sono di meno, ma esistono
Alla richiesta di condividere il suo pensiero su Tony Effe, il cantante ha aggiunto:Â
Sogno un futuro in cui a vedere Tony Effe non ci va nessuno. In giro c’è grande povertà intellettuale, lessicale. Vedo però che per certa musica c’è una richiesta enorme. Non esiste censurare, ma bisognerebbe agire con onestà intellettuale: andrebbe difeso anche Povia. Poi c’è la sprovvedutezza degli organizzatori: prima chiami un artista e poi lo mandi a casa. Ovvio che venga fuori un casino
Le due cose si sovrappongono: il narratore pretende di aggiungere poesia a quello che racconta. Testimone di un’epoca lo sono, ma senza entrarci troppo dentro. Io penso sempre a quanto potrà durare una canzone: il narratore non deve raccontare solo la cronaca. È un po’ il limite dei rapper.
A La Repubblica Enrico Ruggeri parla anche di suo padre che soffriva di depressione. Un tema delicato che affronta marginalmente in alcune sue canzoni presenti nell’album.
Era un uomo disturbato, non è stato un rapporto facile. Un’intelligenza buttata via, non ha mai lavorato, ha prosciugato risorse per tre o quattro generazioni. Di questo però lo ringrazio, se fossi nato ricco non avrei avuto la stessa rabbia. Resta il rimpianto su come mi sono comportato. Gli sono stato abbastanza vicino? Non gli ho chiesto tante cose, questa incompiutezza mi crea malessere