Da Syd Barrett ai Beatles: come l’LSD ha cambiato il mondo del rock

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Nel 1967 esce “Their Satanic Majestic Request” con la bellissima e romanticissima She’s a Rainbow. Jimi Hendrix e la sua anima selvaggia poi, uniscono LSD e musica con i tratti distintivi di una  chitarra ribelle e aggressiva, che diventa protagonista e prende forma, dando voce a una comunità  (quella nera) spesso coinvolta in un contesto di guerra tutta made in USA. Arrivano anche i Doors e arriva un altro modo di interpretare il rock psichedelico con l’autodistruttivo e malinconico Jim Morrison e la sua Crystal Ship. Un Morrison che darà voce alla pellicola Apocalypse Now con la immortale The End diventando una icona del genere.

Il dietilamide dell’acido lisergico è protagonista anche tra i surfisti US ma anche in Italia. Nel primo caso i Beach Boys scrivono Pet Sounds – a detta loro – in un pieno di un trip di LSD, contenuto nell’omonimo album del ’66. In Italia il rock psichedelico arriva nel ’70 e tocca diversi gruppi della scena settentrionale che ne approfittano per uscire dalle solite convezioni industriali. Ci provano i Circus, i Gleemen e i Formula 3. Ma questa è un’altra storia.

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Per gli amanti del genere sicuramente abbiamo dimenticato qualcuno, ma per fare una lista servirebbe un altro tipo di approfondimento. Ciò che è interessante è come l’LSD sia diventata per gli artisti uno strumento che gli ha permesso di curiosare nei meandri delle proprie sinapsi colorate e contorte. Ci sono diversi studi che spiegano come questa sostanza abbia influenzato significativamente il genere anche in maniera positiva.

Secondo Focus, in un articolo che riprende diverse tesi da riviste scientifiche, l’LSD potenzia le emozioni inducendo stati di stupore, felicità e misticità. Tanti studi di risonanza magnetica funzionale – una tecnica di imaging usata per studiare aree di cervello coinvolte in determinati pazienti psichiatrici – hanno evidenziato come durante l’uso di LSD aumentino le immagini visive ispirate proprio dalla musica. Allo stesso tempo ovviamente sono evidenti gli impatti negativi, specialmente sulla salute a lungo termine.

Si parla di problemi psicologici e psichiatrici che hanno influenzato pesantemente le carriere e vite personali degli artisti che, in questo caso, ne abusavano. Senza contare poi la grande stigmatizzazione con leggi più severe a riguardo come la famosa legge “Controlled Substance Act” del 1970. E se l’uso di LSD ha cambiato il mondo del rock portando alla nascita di un sottogenere, la sua censura lo ha allontanato da ciò che aveva creato.

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Nonostante il cambio di direzione dei gruppi, l’eredità lasciata da pietre miliari della storia del rock rimangono come fonte di ispirazione dei musicisti della nostra epoca. Uno dei primi che mi viene in mente è Mace, producer italiano che negli ultimi anni ha pubblicato dei progetti collaborando con i rapper della scena nostrana caratterizzandosi con strumentali che si cibano di sonorità tipiche dell’acid rock.

Per non parlare del suo immaginario capace di unire il tutto a elementi della cultura zen. Quindi, prendetevi un pomeriggio libero, mettetevi comodi sul divano e preparatevi ad ascoltare l’album The Doors del 1967. La voce di Jim Morrison sarà protagonista di vibrazioni ribelli di un rock capace di stimolare gli artisti a continuare verso una direzione ostinata e contraria.

Di Elia Pelizzari

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