La trama di questo film: l’impero cattivo opprime un pianeta povero, il pianeta povero si ribella e vince. Fine. No, davvero, è tutto qui. In qualche modo Zack Snyder è riuscito a prendere questa trama banalissima, che sarebbe apparsa scontata già per il cinema di settant’anni fa, e trarne non uno ma due film (e ce ne saranno altri).
E che cosa succede nella seconda parte di questo Rebel Moon? Combattimenti, combattimenti, combattimenti, con un bel po’ di CGI riversata dentro a tonnellate, più battute banali, personaggi prevedibili e danze attorno al fuoco con musica pseudo-irlandese. Il cattivo viene sconfitto, i buoni vincono, e arrivederci.
In questa seconda invece abbiamo una miriade di esplosioni, sparatorie e combattimenti all’arma bianca o a pugni (diciamo) che paiono semplici collage di scene uguali prese da tutti i film sci-fi/action usciti dagli anni ’80 ad oggi. Il cast si difende poco: avendo eliminato Charlie Hunnam nel primo film, di interessanti rimangono solo Djimon Hounsou, Bae Doona e il vecchio Cary Elwes.
La parte migliore? Come spesso accade è proprio il cattivone, Atticus Noble (Ed Skrein), ammiraglio dell’armata imperiale. Non è un villain profondo e umano: in linea con la grossolanità di scrittura del film, è cattivo e basta. Ma funziona proprio per questo, e francamente è talmente epico da portare quasi a tifare per lui e non per i ribelli.
Questi ultimi, comunque, trionfano facendo trionfare anche la retorica e la banalità , in un grande spettacolo vuoto che non comunica nulla e non insegna nulla. Ma è bello da vedere? Sì, diciamo che è come ammirare una confezione sbrilluccicante per poi aprirla e scoprire che dentro non c’è niente. Beh, c’è a chi piace anche soltanto la carta da regalo.