9. Argylle
Ah, Argylle. Un cast (perlopiù) eccezionale, un regista competente, un budget di tutto rispetto. Un fallimento clamoroso. Il film rimane ad oggi un caso di studio di tutto quello che è meglio non fare se si vuole che il proprio film abbia successo. Nell’ordine abbiamo una campagna marketing che sfocia nella falsa pubblicità, mettendo in primo piano un Henry Cavill a malapena presente nel film e Dua Lipa presente quel tanto che basta per giustificare il suo nome nei titoli di testa, nonostante una presenza preponderante nei trailer e nei poster (un trend sempre più diffuso ed irritante quando non apertamente disonesto).
Questo non è stato gradito da spettatori e critici, ed immediatamente si è scatenato un passaparola negativo che ha tenuto i potenziali consumatori lontani dalla sale; un regista talmente prigioniero del suo stile da farlo diventare un ostacolo ad una storia già debole di suo. Matthew Vaughn ha uno stile marcato che può classificarsi come cartoonesco, di iper realtà che, quando ben dosato ed accompagnato da quella che definì “ancora emotiva realistica”, funziona. Ma in questo caso lo stile finisce per diventare sterile, addirittura parodistico.