Cosa succede alla fine della seconda stagione di Squid Game? Ecco la nostra spiegazione – ovviamente, per chi non ha ancora visto gli episodi ci saranno SPOILER
Come finisce Squid Game 2?
La seconda stagione di Squid Game si articola in sette nuovi episodi che, come già sappiamo, re-introducono il nostro buon vecchio Seong Gi-hun, il vincitore nella prima stagione, animato da fermi propositi di vendetta. Parliamo di come si conclude questa nuova stagione: ovviamente, per chi ancora non ha visto gli episodi, faremo degli SPOILER. Quindi guardate e tornate qui!
Venendo a noi: Gi-hun cerca in tutti i modi di scoprire dove si tengono i giochi mortali, coinvolgendo anche il poliziotto Hwang Jun-ho – è ancora vivo – e altri collaboratori. Ma alla fine non ha altra scelta se non partecipare di nuovo, venendo re-introdotto in gara proprio come diversi anni prima. Solo che, stavolta, è deciso a sabotare la competizione dall’interno.
Che intenzioni ha Seong Gi-hun?
Lo fa avvisando tutti quanti del pericolo, di come i giochi siano letali e di come sia essenziale collaborare per non favorire i “veri” nemici, ossia gli organizzatori – e i VIP che pagano per assistere. Ma ovviamente non riesce a convincere tutti, e la debolezza della natura umana presto divide i player portando a scontri, alleanze e dissapori che sfociano presto nella violenza.
In più, Gi-hun è in grado di aiutare i nuovi compagni di Squid Game solo nella prima gara, che è ancora “Un-due-tre-stella”: prevedendo il suo sabotaggio – o forse solo per routine – i due giochi successivi che vediamo sono diversi. Uno è diviso in cinque mini-giochi, e l’altro prevede la formazione di mini-team entro un tempo limite. Entrambi mirano a minare gli equilibri e i rapporti tra i concorrenti.
Il Front-Man / Player 001
Le cose si complicano quando, proprio come Il-nam a suo tempo, Hwang In-ho – il “Front-Man”, nonché fratello scomparso del poliziotto – si infiltra tra i player con il numero 001. Si finge alleato di Gi-hun, e sembra apprezzare il gioco a sua volta. Il tutto, ovviamente, nel mezzo di disperate prove a tempo e uccisioni che pare rischiare pure lui.
Tutto cambia quando Gi-hun svela il suo vero piano: una semplice sommossa armata, impadronendosi delle armi delle guardie, per far finire il gioco una volta per tutte. Ma le cose vanno storte quando 001 cambia di nuovo “casacca” e torna ad essere il Front-Man, tradendo Gi-hun e uccidendo davanti a lui il suo migliore amico, anche lui finito nell’edizione del 2024: Jung-bae.
La punizione di Gi-hun
La sommossa fallisce e il Front-Man la trasforma in una lezione per Gi-hun, accusandolo di aver voluto “fare l’eroe” e facendo trionfare la sua spietata cinica morale. Diversi altri protagonisti rimangono uccisi, mentre 388 è colto da un attacco di panico, 120 deve arrendersi alle guardie e 124, il tirapiedi del rapper Thanos – rimasto ucciso nei primi scontri nei bagni tra X e O – si impossessa delle sue droghe e appare ancora più pericoloso di lui.
In definitiva, la seconda stagione termina con un cliffhanger: l’azione viene lasciata a metà, in un momento carico di tensione e paura, con tre giochi ancora da giocare e un voto per l’uscita da sostenere; ma Gi-hun e suoi amici sono completamente – pare – sconfitti e costretti a continuare sottomettendosi ai voleri degli organizzatori e del Front-Man.
Come interpretare il finale
Il finale della stagione 2 è importante perché segna un momento, per Gi-hun, di apparente sconfitta totale: per lui è importante non tanto far finire il gioco quanto dimostrare al Front-Man – e ai ricconi che stanno dietro e sopra di lui – che “il mondo non deve necessariamente andare come vogliono loro”.
Eppure, in questo momento, ogni suo sforzo e sacrificio appare vano, e l’ex-001 sembra aver ragione nel dimostrare come per le persone e per l’umanità – i parassiti, o i “perdenti” – davvero non c’è speranza; la tesi dello stesso Il-nam. Questa è, in fondo, la partita che si gioca in Squid Game: mortale sì, ma anche ideologica e filosofica. E vedremo chi vincerà davvero solo nella terza stagione. Noi, chiaramente, sappiamo per chi tenere.