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Alla scoperta di Oz Perkins
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Nell’universo del cinema contemporaneo, alcuni registi scelgono di operare ai margini dei generi tradizionali, creando un’estetica unica che oscilla tra la narrazione classica e l’esplorazione di paure sottili e profonde. Oz Perkins è uno di questi autori in ascesa, che ha costruito la sua carriera nel genere horror con una visione personale e innovativa. Con il suo atteso film Longlegs, Perkins promette di lasciare un segno indelebile nel panorama cinematografico di quest’anno.
Le Radici di Oz Perkins: Biografia e Influenze
Nato nel 1974 a New York, Oz Perkins è figlio di Anthony Perkins, icona del cinema horror per il suo indimenticabile ruolo di Norman Bates in Psycho di Alfred Hitchcock. Cresciuto in un ambiente segnato dalla celebrità del genitore e da eventi tragici, come la morte del padre per AIDS nel 1992 e della madre, Berry Berenson, negli attentati dell’11 settembre, Oz ha trovato la sua voce nel cinema, sviluppando una carriera autonoma.
Il Cinema di Oz Perkins: Stile e Tematiche Ricorrenti
Dopo aver studiato alla New York University, ha iniziato a lavorare come attore in film come La rivincita delle bionde e 6 gradi di separazione, prima di esordire come regista nel 2015 con February – L’innocenza del male.
Lo stile di Oz Perkins si distingue per il suo approccio minimalista e atmosferico, che si allontana dagli espedienti tipici del genere horror per adottare un punto di vista più psicologico. Le sue storie spesso si concentrano su personaggi isolati, tormentati da forze oscure che possono essere sia soprannaturali che interne, fondendo il terrore psicologico con quello tangibile. A differenza di molti registi contemporanei, che puntano sullo shock visivo e sugli effetti speciali, Perkins predilige una costruzione graduale della tensione e immagini ambigue.
Una delle caratteristiche distintive del suo cinema è il ritmo deliberatamente lento, in cui l’orrore emerge in modo sottile, creando un senso di inquietudine che pervade lo spettatore.
L’Impronta Autoriale di Oz Perkins
Oz Perkins ha saputo definire uno stile unico, che si distingue nel panorama dell’horror contemporaneo per la sua sensibilità visiva e psicologica. I suoi film sono abitati da figure solitarie e vulnerabili, spesso giovani donne o adolescenti, che affrontano orrori sia esterni che interiori. Attraverso narrazioni minimaliste e una cura estetica particolare, Perkins offre esperienze rarefatte e introspettive.
La sua capacità di mescolare atmosfere gotiche con paesaggi mentali inquietanti, unita a una padronanza della suspense, lo colloca tra i registi più interessanti del genere horror moderno. La tensione emotiva, l’uso sapiente del silenzio e delle immagini inquietanti sono tratti distintivi che rendono il suo cinema tanto affascinante quanto inquietante.
I Film di Oz Perkins
Con pochi film, Oz Perkins ha lasciato un’impronta indelebile nel cinema horror contemporaneo. Pur avendo diretto solo un numero limitato di opere, il suo stile e le sue tematiche rendono ogni lavoro un’esperienza cinematografica unica. Non interessato a creare jump scare o a seguire i canoni convenzionali dell’horror, Perkins scava nella psicologia dei personaggi, costruendo atmosfere dense e oppressive, dove l’orrore si nasconde nell’attesa e nei silenzi.
February – L’innocenza del male ad esempio non segue un sviluppo lineare; Perkins gioca con la cronologia e i punti di vista, sfidando lo spettatore a costruire la storia man mano che la narrazione si snoda. Questo approccio frammentato crea un senso di spaesamento e accresce l’inquietudine.
Con Io sono la bella cosa che vive in casa, Perkins abbandona quasi del tutto la narrazione convenzionale per concentrarsi su un’esperienza puramente atmosferica. La trama si dipana lentamente, con lunghe pause e un attento uso della luce e dell’oscurità. Ogni fotogramma è studiato per evocare un senso di disorientamento, e il ritmo volutamente lento permette all’orrore di emergere in modo quasi impercettibile.
Nel 2020, Gretel & Hansel si presenta come il film più ambizioso di Perkins, caratterizzato da un uso straordinario di luci, ombre e colori. La trasposizione della fiaba in un incubo gotico trasforma la foresta e la casa della strega in veri e propri personaggi, con un’estetica visiva che contribuisce in modo significativo alla creazione dell’atmosfera. La scelta del widescreen enfatizza l’isolamento dei personaggi, e l’attenzione ai dettagli visivi arricchisce l’opera di una dimensione artistica rara nel cinema horror mainstream.
Dal punto di vista narrativo, Gretel & Hansel si concentra principalmente su Gretel, esplorando il tema del potere femminile e della crescita. In questo percorso di maturazione, Gretel affronta la sua indipendenza e le sue paure, toccando corde profonde pur restando ancorata a una narrazione fiabesca. Anche in questo caso, Perkins gioca con l’inquietudine psicologica e mantiene un ritmo contemplativo, che, sebbene possa sembrare lento a alcuni, consente al film di lasciare un impatto emotivo duraturo.
Longlegs, la consacrazione di Oz Perkins
Giunti al quarto film, Longlegs, in uscita il 7 novembre, non possiamo far altro che inserire Oz Perkins nella lista degli autori horror da seguire molto vicino. Rimanendo fedele alla sua cifra stilistica, in questa sua ultima spaventosa opera, Perkins decide di indagare il thriller per gran parte del film, fino ad arrivare ad una deriva horror decisamente notevole. Complice soprattutto due prove attoriali a dir poco sublimi, Longlegs riesce a raccontare una storia dal contenuto ormai ampiamente sdoganato ma senza mai far cadere lo spettatore nel classico effetto deja vu.
I ritmi dilatati, le atmosfere esasperate, sono le colonne portanti di questo film che trova nella forma un punto di forza perfettamente solido.
Longlegs non cade mai nella banalità, rimanendo sempre coerente all’estetica di un regista che non cerca sensazionalismi classici ma che riesce a confezionare colpi di scena mozzafiato.
Lo spavento non arriva attraverso il classico e facile jumpscare ma attraverso costruzioni formali ben congeniate, volte a regalare una vera e propria esperienza horror ben distante da quella di rapido uso e consumo. Perché la sensazione di sgradevole terrore, arriverà per rimanere molto a lungo.
Conclusione
Oz Perkins si è distinto con un approccio unico all’horror, mescolando eleganza visiva e psicologia profonda. I suoi film, da February – L’innocenza del male a Gretel & Hansel, evidenziano una predilezione per la narrazione lenta e atmosferica, dove l’orrore si cela nei silenzi e nelle pieghe della mente. Con la sua visione originale e la dedizione all’esplorazione delle paure più sottili, Perkins continua a emergere come una delle voci più intriganti del panorama cinematografico contemporaneo.