Suchir Balaji: ex-ricercatore di OpenAI trovato morto, avvisava dei pericoli della I.A.

Suchir
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Suchir Balaji ha contribuito allo sviluppo di ChatGPT e ha lasciato OpenAI perché temeva i possibili “danni” che la tecnologia potrebbe causare alla società

Suchir Balaji, 26 anni, ex-ricercatore per quattro anni in OpenAI, è stato trovato morto a San Francisco lo scorso 26 novembre. A quanto pare la causa della morte sarebbe il suicidio. Balaji era uscito dalla società di ChatGPT, che aveva contribuito a sviluppare con la raccolta e organizzazione di “enormi quantità di dati su Internet che l’azienda ha utilizzato per costruire il suo chatbot”.

Al New York Times Suchir aveva raccontato di essersene andato perché riteneva che OpenAI utilizzasse materiale protetto da copyright per addestrare il chatbot, e che riteneva che a lungo andare la cosa potesse essere più dannosa che utile per la civiltà: “Inizialmente non sapevo molto di copyright, fair use; ma sono diventato curioso dopo aver visto tutte le cause intentate contro le società che sviluppano intelligenza artificiale”.

“Quando ho cercato di capire meglio il problema, alla fine sono giunto alla conclusione che il fair use sembra una difesa inaccettabile per molti prodotti basati su I.A. generativa, per la ragione di base per cui possono creare sostituti che competono con i dati su cui sono addestrati”. Il New York Times ha infatti fatto causa a OpenAI nel dicembre ’23, accusando la società appunto di violazione di diritti d’autore. Il quotidiano americano sostiene che ben milioni di loro articoli sarebbero stati utilizzati per addestrare sia ChatGPT che Copilot.

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Fonte: La Repubblica

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