Criature, la recensione del film di Cécile Allegra
"Criature" della regista Cécile Alegra, è nelle sale cinematografiche dal 5 dicembre 2024. Tra gli attesi protagonisti Marco D'Amore, Maria Esposito e Marianna Fontana.
Criature, il nuovo film della regista Cécile Allegra ha come protagonisti Marco D’Amore, Marianna Fontana e Maria Esposito. Lasciano il segno anche i volti emergenti, che raccontano sogni e tormenti di una generazione lasciata troppo spesso ai margini. Qui la nostra recensione.
Criature, La Trama
Mimmo Sannino è un professore, ma soprattutto un sognatore. Ogni giorno cerca di cambiare le sorti dei figli “della terra di nessuno”, di quei giovani che vivono tra le strade e le periferie rumorose di una città che inghiotte. Figli della rivalità e della malavita che non chiede mai il permesso, Mimmo e i suoi ragazzi colorano muri e disegnano speranze. E proprio grazie all’arte del gioco e della lettura riesce ad annullare le distanze, a sentirsi nuovamente vivo, a dare un senso alle loro esistenze, nonostante tutto.
Criature, La Recensione: Il coraggio di raccontare e la luce della resistenza
“Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo”. Iniziamo così, con una frase di Gianni Rodari la recensione di “Criature” di Cécile Allegra, alle prove con una città dalle “mani innocenti e il cuore puro” per dirla alla Erri De Luca. Non solo Napoli, ma anche e soprattutto Secondigliano, Barra, Agnano, Chiaiano, le difficili periferie partenopee in cui il prof. Mimmo Sannino immerge corpo e anima.
Stavolta non si tratta di una fotografia sorrentiniana della grande bellezza, ma del racconto viscerale, sincero e appassionato di una città che si lascia vedere e vivere “dall’altra parte”: delle grate alle finestre che sanno di prigionia, delle mura fisiche da abbattere e dei pregiudizi. La regista raccoglie tutta la sua esperienza come documentarista di guerra e ci restituisce una pellicola senza filtri, dai toni malinconici e riflessivi.
L’alternanza dei toni freddi e caldi nelle riprese riflette esattamente l’anima di una città eternamente figlia dei suoi conflitti. A chi ha parlato di sceneggiatura forse un po’ troppo prevedibile, rispondiamo che il racconto di quella realtà preferiremmo non fosse così scontato, perché a parlare è la storia vera di Giovanni Paolo Savino – a cui il film si è ispirato – presidente a Barra del Tappeto di Iqbal dal 2011. E quindi non importa se Criature si inserisce nella lista infinita dei racconti sulla città di Napoli, perché lo fa in modo misurato, elegante, sincero tanto da non lasciare nessuna tregua allo spettatore.
Nessuno stacco sul suggestivo lungomare partenopeo (tranne che per un bagno in notturna) nessuna via d’uscita. La telecamera è spesso in soggettiva sul nostro Mimmo Sannino (Marco D’Amore) che al modo di James Franco in Hey Joe regala al pubblico i suoi occhi e il suo punto di vista. Siamo anche noi, insieme a lui, ad avvertire il peso della responsabilità, di un pensiero di resistenza, e insieme a lui sentiamo il senso di oppressione dentro quella biblioteca che, in qualche modo, deve faticosamente andare avanti nella sua missione.
Marco D’Amore è Mimmo Sannino
Un po’ Robin Williams in Patch Adams e l’Attimo fuggente (in salsa partenopea) un po’ Paolo Villaggio in Io speriamo che me la cavo e molto sé stesso, il protagonista ci regala un’altra bella performance tornando alle origini della sua storia, del teatro, del senso di questo mestiere. Siamo tra quelli che credono che le interpretazioni migliori di questo artista non siano da cercare nel famoso Ciro di Gomorra – per quanto anche qui ci sia una delicata carezza a un altro (promettente) Ciro vittima della stessa società – ma in altri film come ad esempio Un posto sicuro, diretto da Francesco Ghiaccio.
Lì bruciava con disperazione le carte dei giornali che parlavano delle vittime di Eternit, qui brucia il carretto e si spegne il fuoco di ogni speranza e desiderio di riscatto. C’è tanto non solo dell’attore ma dell’uomo, della realtà di cui è stato circondato sin da piccolo, e del lavoro che silenziosamente cerca di portare avanti con i ragazzi delle periferie che vedono nel teatro e in personaggi come lui la possibilità di esistere, di essere visti.
Il cast
La bravura di Cécile Allegra è stata anche quella di aver saputo orchestrare un bel cast, fatto di tante giovani promesse, e di persone che hanno respirato quei vicoli e realtà, come ammesso dalla brava Maria Esposito. E ancora l’importanza e la forza di figure femminili come Marianna Fontana, la saggia e sofferente Partenope di Napoli Magica, che dal mare torna per restare ed indicare a Mimmo la strada.
In Criature c’è molto di più del racconto della nobile arte circense che spalanca le porte e abbatte i muri della diffidenza. C’è la denuncia sociale, il tema della dispersione scolastica, dello sfruttamento minorile, della cultura salvifica, della camorra e del suo linguaggio osceno, che piega ma non spezza.
I numeri drammatici della dispersione scolastica sono realtà
72mila sono i ragazzi campani in fuga dalla scuola, quelli per i quali il nuovo anno non è mai iniziato, quelli che già all’inizio dell’estate del 2024 hanno messo una croce sull’istruzione e la formazione. Parliamo di 72mila persone, che messe insieme riempirebbero lo stadio Maradona. Per tanti ragazzi che abbandonano, per le istituzioni che non tutelano, e per le famiglie che non comprendono, troppo pochi sono i preziosissimi Mimmo Sannino riconosciuti per il loro arduo lavoro.
“Professò, noi i muri li putimm colorà ma non li putimm abbattere a terra” dirà uno degli alunni del dopo scuola, ma come citato dal Barone Rampante: “le associazioni rendono l’uomo più forte e mettono in risalto le doti migliori delle singole persone e danno la gioia, che raramente si ha restando per proprio conto, di vedere quanta gente c’è onesta e brava e capace e per cui vale la pena di volere cose buone”.
Volere cose buone. In una società che non si preoccupa di ascoltare l’altro, in cui prevale l’egoismo e la paura del diverso, l’operazione di questa regista commuove per la semplicità del messaggio, forse utopico, ma in cui si ha ancora il dovere di credere. Le musiche di un emozionante Dario Sansone si incastrano perfettamente con i respiri e i ritmi dei personaggi, di questi ragazzi figli di Napoli ma in un certo senso anche del Darfur, di Kiev, Bagdad, Damasco o Gaza, con un film in grado di superare i confini e parlare al mondo. Come Cécile ha sempre saputo fare.
Per alcuni versi un’opera artistica che ricorda lo splendido All the invisible children (2005) la serie di cortometraggi firmata da Ridley e Jordan Scott, Spike Lee, John Woo, Emir Kusturica, Katia Lund, Mhedi Charef e dal regista Stefano Veneruso, che nel suo corto raccontò con uno stile simile proprio il disagio dei ragazzi partenopei.
La conclusione affidata al Barone rampante di Italo Calvino
E per un finale che lascia senza fiato, ne esiste un altro che, attraverso le sbarre di quelle finestre, lascia intravedere la luce:
“[…] e così lo vedemmo volar via, trascinato nel vento, frenando appena la corsa del pallone, e sparire verso il mare…La mongolfiera, attraversato il golfo, riuscì ad atterrare poi sull’altra riva. Appesa alla corda c’era solo l’ancora. Gli aeronauti, troppo affannati a cercar di tenere una rotta, non s’erano accorti di nulla”.
Per la ricerca di una libertà collettiva in cui non si tratta tanto di essere “immortali”, quanto piuttosto di essere umani. E un po’ supereroi.
Criature, Il Cast
Marco D’Amore: Mimmo Sannino
Marianna Fontana: Anna
Maria Esposito: Margherita
Alessio Gallo: Genny
Giuseppe Pirozzi: Salvatore
Antonio Guerra: Ciro
Ciro Minopoli: Bruno
Martina Abbate: Daniela
Catello Buonocore: Carmine
Criature, Il Trailer
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