La Stanza Accanto, la Recensione del film di Pedro Almodovar

Dal 5 dicembre al cinema, La Stanza Accanto, l'ultimo film diretto da Pedro Almodovar, vincitore del Leone D'Oro all'ultimo Festival di Venezia.

La Stanza Accanto, recensione
El Deseo/Warner Bros.
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Vincitore quantomai meritato dell’ultimo Leone D’Oro al Festival di Venezia, arriva in sala l’attesissimo La Stanza Accanto, l’ultimo film diretto da Pedro Almodovar che dopo due mediometraggi, gira il suo primo film in lingua inglese. Un melodramma intenso, dove spicca la bravura incontrastata di un supercast composto da due colonne del cinema come Julianne Moore e Tilda Swinton. Un grandissimo film come solo il regista spagnolo sa confezionare, tratto dal libro Attraverso La Vita di Sigrid Nunez.

La Stanza Accanto, la Trama

Martha vuole morire e ha bisogno di aiuto. Un cancro terminale la sta portando via e lei non vuole farsi trascinare già da lui. Vuole una morte dignitosa e trova una mano in Ingrid, sua vecchia amica con la quale non si parlano ormai da anni, complice un litigio di cui sappiamo poco. Inizierà così un viaggio nell’emozioni, tra storie del passato e un presente forse troppo grande da gestire per Ingrid.

La Stanza Accanto, la Recensione

Ormai è un fatto sdoganato che se Pedro Almodovar dirige un film, la lacrima si prepara già ad uscire. Il che viene reso ancor più semplice se a interpretare due ruoli non banali come quelli di Martha e Ingrid ci sono due attrici come Tilda Swinton e Julianne Moore. Insomma, si dovrebbe andare in sala preparati, ancor più se la trama è quella che è sopra descritta. Nell’arco della sua carriera, il regista adottato da Madrid in piena adolescenza, ha saputo regalarci melò e melodrammi di ogni forma e genere, sapendosi adattare a vari contesti, sempre con uno sguardo verso politica e società, soprattutto nella sua prima parte di carriera, con film molto particolari nello stile e nella forma.

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Evoluzioni continue che rendono di fatto Pedro Almodovar uno dei registi più interessanti da seguire, ancorché non si rilevano ad oggi film anche solo mediocri. Chiaro, non tutti sono capolavori, ma nessuno di questi è catalogabile alla voce “brutto“. Ad avercene di registi così, in altre parole. Ebbene, nel corso degli anni, Almodovar ha cambiato registro, calcando la mano sul dramma in ogni sua forma, da quello autobiografico fino a quello con sfumature orrorifiche come La Pelle Che Abito. Qui si trasferisce oltreoceano, in una New York che abbraccia prima e in una provincia respingente poi. Contesti urbani precisi, che ben si adattano alla storia che Almodovar vuole raccontarci.

Con una rara maestria, La Stanza Accanto ci porta dentro una storia profondamente triste e al contempo dignitosa, dove lo stoicismo di Martha di abbracciare la vita attraverso la morte lascia riflettere ogni spettatore, a prescindere dal suo credo o dalla sua etica. Un gioco di antitesi, dunque, dove il bianco e il nero si abbracciano costantemente. Da un lato Martha che vuole finirla qui, dall’altra Ingrid, una scrittrice di romanzi autobiografici che ha appena concluso un libro dove parla del suo rifiuto dell’idea di morte. Il caso vuole che sia proprio lei ad accompagnare Martha alla porta dell’aldilà.

La Stanza Accanto, recensione, tilda swinton, julianne moore

Parlano per giorni, le due amiche, raccontando aneddoti passati, indagando nell’intimità altrui, come se fosse l’unico modo per capire l’altro. Così come fece Igmar Bergman con Persona, anche Almodovar ci restituisce a suo modo una rilettura del film. I riferimenti all’arte tutta sono infatti molteplici, dalla musica alla pittura di Hopper, da cui La Stanza Accanto attinge a piene mani, nella figura del direttore della fotografia Eduard Grau, scelto da Tom Ford per il suo esordio da regista nel 2011.

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Nei suoi controcampi esistenziali, La Stanza Accanto regala due ore di emozioni e riflessioni, di antitesi e dialettica, fino al finale sublime e malinconico, ma che al tempo stesso strapperà un tiepido sorriso. Ed è là, in quella fossetta tra zigomi e labbra, che si andrà a posare un’inevitabile, bellissima lacrima. La vita attraverso la morte, in quello che è un vero e proprio inno a raccontarci, ad ampliare le proprie visioni, a guardare oltre ogni punto di vista manicheo. Gli antipodi insomma, che si legano tra loro senza mai respingersi, tra un’inquadratura e l’altra composte da colori ipnotici. E quegli occhi, grandi e spaventati di Tilda Swinton, ma carichi sempre di una dignità commovente e ammirevole.

La Stanza Accanto è un film sulle scelte, sulle volontà proprie, raccontate senza giudizio e senza mai abbandonarsi a facilonerie drammatiche. In fin dei conti, ci voleva ben poco per confezionare il classico film ricattatorio che vuole strapparti via le emozioni con la sua drammatica forza. Pedro Almodovar però costruisce un melodramma sapiente e arguto, tanto nella messa in scena quanto nella sceneggiatura. Un Leone D’Oro quantomai meritato, così come la standing ovation in quel Venezia, il cui finale (che non sveleremo) impreziosisce ancor di più tanto il racconto quanto la prova attoriale di Tilda Swinton.

Cast

  • Tilda Swinton: Martha
  • Julianne Moore: Ingrid
  • John Turturro: Damian

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RECENSIONE
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Lorenzo Pietroletti
Classe '89, laureato al DAMS di Roma e con una passione per tutto ciò che riguardi cinema, letteratura, musica e filosofia che provo a mettere nero su bianco ogni volta che posso. Provo a rendere la critica cinematografica accessibile a tutti, anche al "lattaio dell'Ohio".
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