Sono davvero tanti i personaggi nuovi che compaiono in Oceania 2: oltre ai beniamini del primo film (la protagonista Vaiana, il semidio Maui, il maialino Pua e il pollo Hei Hei), alla ciurma incaricata di raggiungere Motufetu si aggiungono un inventrice strampalata, un fan sfegatato di Maui, un anziano burbero che non sa nuotare e un piccolo guerriero appartenente alla tribù dei Kakamora (che per design e ruolo all’interno del film ricordano non poco delle versioni bellicose dei Minion).
In Oceania 2 non c’è mai il tempo di raccontare questi personaggi tanto meglio di come si è provato a fare qui sopra e né tantomeno si avverte la volontà da parte degli autori di approfondire le dinamiche interne di questo equipaggio così sgangherato; questo aspetto si fa ancora più problematico se si pensa ai “presunti” villains della storia, ossia Matangi e Nalo, con la prima che compare giusto per cantare una canzone (forse l’unica vera hit di questo film) e con il secondo che non si fa proprio vedere (per lo meno fino ai titoli di coda).
Oceania 2 ha tutta l’aria di essere una sintesi frettolosa di una storia molto più complessa di quella che è approdata nelle nostre sale: alle avventure di Vaiana sembra mancare uno spessore narrativo di fondo in grado di rendere memorabile non solo quello che si vede, ma anche quello che si racconta.
Se c’è qualcosa che a Oceania2riesce davvero bene, come del resto accadeva anche per il suo predecessore, quel qualcosa riguarda una indiscussa maestria nel rendere vasto e intrigante un mondo di cui ci viene mostrata semplicemente una piccolissima parte; l’oceano che il film ci racconta è davvero sconfinato e misterioso come credono i protagonisti.
Durante tutta la visione si ha come la sensazione (illusoria) che tutto possa succedere e che Vaiana e compagni possano continuare in eterno a esplorare i mari di Oceania, imbattersi in mille avventure e scovare creature sconosciute. Dopotutto, il senso del film sta tutto nello spingersi oltre i propri confini e nell’andare a ricercare il fascino dell’ignoto o, per dirla con le stesse parole di Matangi, 《quel fremito che il rischio ti dà》.
È un vero peccato che tutti questi suggerimenti non vengano accolti quasi per nulla dagli autori del film che, ironicamente, con Oceania 2 si sono limitati a navigare a vista e a ripercorre la stessa rotta che era stata tracciata otto anni prima; il risultato è un’opera in grado di apparire immediatamente familiare agli occhi dei fan del franchise, che difficilmente rimarrebbero delusi dal rivedere i propri eroi continuare a fare sempre le stesse cose, nello stesso modo del passato.