Le 10 Migliori Teorie del Complotto sui Cartoni Animati

Ecco a voi la classifica delle migliori 10 teorie del complotto su film e cartoni animati

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3. SpongeBob e la Radiazione Nucleare di Bikini Atoll

La vivace serie SpongeBob SquarePants è ambientata in una città sottomarina chiamata Bikini Bottom, un nome che non è casuale. 

Secondo una teoria popolare, il cartone sarebbe una metafora delle conseguenze dei test nucleari condotti dagli Stati Uniti sull’atollo di Bikini, un arcipelago nel Pacifico, negli anni ’40 e ’50. Tali esperimenti causarono enormi danni ambientali, con radiazioni che persero nell’ecosistema marino. 

La teoria suppone che queste radiazioni abbiano mutato le forme di vita, dando origine a creature senzienti e bizzarre come SpongeBob e i suoi amici, che presentano comportamenti eccentrici e caratteristiche fisiche particolari, attribuiti ad effetti di mutazioni genetiche: SpongeBob ha un’energia inesauribile e una personalità estremamente eccentrica; Squiddi manifesta tratti nevrotici e una struttura fisica peculiare per un calamaro; Patrick, una stella marina, è eccessivamente semplice e ingenuo, suggerisce alterazioni cognitive.

A questa teoria anche il Krusty Krab non è rimasto escluso, venendo visto come un simbolo dello sfruttamento economico che accompagna spesso i test nucleari, ignorando le conseguenze sulla vita umana e marina.

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2. Leone cane fifone e la metafora sull’ansia

Leone il Cane Fifone è un cartone animato noto per la sua atmosfera inquietante e surreale. La trama segue le avventure di Leone, un cane che vive con i suoi anziani padroni, Marilù e Giustino, in una casa isolata nel mezzo del nulla. La serie è caratterizzata dall’incontro con creature e fenomeni soprannaturali, che Leone affronta per proteggere la sua famiglia. Secondo una teoria molto popolare, questi eventi bizzarri e paranormali rappresentano il modo in cui Leone percepisce il mondo, trasformando il cartone in una riflessione sui limiti percettivi degli animali domestici e sull’ansia che possono provare.

L’ambiente isolato in cui si svolge la storia, descritto come “nel mezzo del nulla“, potrebbe essere semplicemente il riflesso della sensazione di isolamento vissuta da Leone nel contesto rurale. Qualsiasi visitatore, sia umano che animale, potrebbe apparire minaccioso ai suoi occhi. Le creature mostruose che compaiono nella serie – alieni, spettri e altre figure spaventose – potrebbero essere esagerazioni generate dalla sua mente. Per esempio, un semplice postino o un visitatore sconosciuto potrebbe essere percepito da Leone come una minaccia terrificante.

L’ansia di protezione gioca un ruolo centrale: Leone è profondamente legato ai suoi padroni, in particolare a Marilù, che lo tratta con amore e affetto. La paura di perderla amplifica il suo senso di pericolo nei confronti del mondo esterno, facendo sembrare ogni situazione più drammatica di quanto non sia in realtà. Questo si lega anche a temi psicologici e simbolici come la paura dell’ignoto e l’ansia del cambiamento, rappresentati dal costante arrivo di minacce esterne. Inoltre, l’apparente indifferenza di Giustino e Marilù di fronte agli eventi potrebbe riflettere il fatto che questi fenomeni siano in realtà una distorsione della realtà percepita da Leone.

Nonostante ciò, alcuni fan ritengono che questa interpretazione limiti la creatività del cartone, che potrebbe essere semplicemente un’esplorazione surreale e divertente del genere horror. Tuttavia, leggere la serie come una metafora dell’ansia dona una profondità inaspettata alla storia, trasformandola in un racconto universale sul bisogno di protezione e sulla fedeltà degli animali domestici.

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1. Toy Story come Allegoria dell’Olocausto

Ed eccoci dunque arrivati al primo posto di questa classifica con una saga che ha affascinato grandi e piccoli grazie ai suoi personaggi. La saga di Toy Story, prodotta da Pixar e Disney, è una delle opere più amate del cinema d’animazione. Tuttavia, una teoria controversa propone un’interpretazione sorprendentemente oscura del primo capitolo della saga, vedendolo come una metafora dell’Olocausto. Questa lettura si basa su una serie di parallelismi tra le dinamiche narrative del film e alcuni elementi storici legati alla Shoah.

Nella teoria, i giocattoli di Andy vengono visti come una metafora di gruppi emarginati, costretti a vivere nell’ombra e a lottare per la propria sopravvivenza, temendo costantemente di essere sostituiti o dimenticati. Questo timore, che pervade la vita dei giocattoli, può richiamare la paura di essere considerati superflui o inferiori, un’esperienza comune alle comunità perseguitate durante l’Olocausto.

La figura di Sid, il ragazzino che demolisce e smonta i giocattoli per puro divertimento, è centrale in questa interpretazione. Il suo comportamento crudele e insensibile viene associato al brutale sistema nazista, che mirava a distruggere vite e culture senza alcun riguardo per l’umanità delle sue vittime. I giocattoli abbandonati nella casa di Sid, deformati e dimenticati, vengono visti come un simbolo delle persone deportate nei campi di concentramento, isolate e alienate dal resto del mondo.

La trama offre anche un elemento di resistenza e speranza. Quando Woody e Buzz si alleano per sfuggire alla casa di Sid e tornare da Andy, la loro lotta rappresenta una forma di resistenza organizzata, simile ai movimenti clandestini che hanno opposto il loro coraggio all’oppressione nazista. Inoltre, il rapporto tra i due protagonisti, inizialmente segnato da conflitti e differenze, si trasforma in un legame di solidarietà e cooperazione. Questo elemento può essere interpretato come un messaggio sulla necessità di superare divisioni interne per affrontare insieme le avversità.

Toy Story