Questa leggenda metropolitana risale al 1989 e racconta di alcuni ingegneri sovietici che, scavando un pozzo in Siberia, avrebbero raggiunto per caso… l’inferno!
Che l’inferno esista o meno, sta a voi crederlo: di certo la concezione che ne abbiamo, come luogo fisico, è sempre quella da secoli. Una serie di enormi caverne sotterranee, poste a profondità ignote dentro la terra, con fuoco e lava, demoni coi forconi e altre malignità poste a tormento eterno per i dannati.
Ovviamente nessuno di noi è mai stato laggiù, e anche le nostre caverne e miniere più profonde raramente penetrano l’interno del pianeta a un punto tale da poterci rendere una testimonianza diretta e visiva di cosa si trovi verso il centro della Terra. Quello che sappiamo ci viene dalla ricerca scientifica, e l’unica verità che corrisponde è che l’interno del pianeta è molto caldo.
Si stima che il nucleo potrebbe raggiungere una temperatura di oltre 6000 gradi, mentre risalendo fino alla base della crosta terrestre (lo strato più esterno) si potrebbe comunque tranquillamente arrivare ai 600 gradi. Venendo a noi: secondo la leggenda di cui parliamo, degli ingegneri sarebbero riusciti a “bucare” questo strato, raggiungendo una zona di profondità a temperature elevatissime.
Costoro, minatori sovietici, avrebbero scavato un pozzo nel 1989 in una località ignota in Siberia, arrivando a una profondità di 14 chilometri – laddove la crosta è spessa in media 20 chilometri – e sbucando in un’ampia cavità. A quel punto avrebbero quindi fatto scendere un microfono con rilevatore di temperatura, registrando qualcosa come 1000 gradi di calore.
Ma la parte inquietante riguarda la descrizione di una “camera di fuoco” e la registrazione di urla e grida provenienti dal sottosuolo. La leggenda si è diffusa in fretta nel corso del decennio successivo e con l’avvento di internet, e potrebbe essere collegata all’esistenza di un vero pozzo, il pozzo superprofondo di Kola, che arriva a 12 chilometri di profondità e si trova al confine con la Norvegia.
Le registrazioni diffuse dell’audio registrato nel pozzo della leggenda, consistenti in quelle che dovrebbero essere le grida dei dannati all’inferno, provengono pare da un collage di varie sezioni del film horror Gli Orrori del Castello di Norimberga di Mario Bava, del 1972. Inutile dire che nel vero pozzo di Kola, che del resto è largo solo 23 centimetri, i russi non trovarono proprio nulla.