Tra i film incompiuti più affascinanti, Something’s Got to Give è una commedia romantica che avrebbe potuto segnare il ritorno di Marilyn Monroe alla ribalta.
La storia ruotava intorno a Ellen Wagstaff Arden, una donna creduta morta che, dopo cinque anni su un’isola deserta, torna a casa per scoprire che il marito si è risposato. Il film, nelle intenzioni, doveva valorizzare il fascino e il talento comico di Marilyn Monroe, sotto la regia di George Cukor, maestro del cinema che aveva già diretto star come Katharine Hepburn e Greta Garbo.
Tuttavia, la produzione fu segnata fin dall’inizio da una serie di difficoltà. Marilyn, allora alle prese con problemi di salute e stress psicologico, si assentava frequentemente dal set, causando ritardi e suscitando le ire dei produttori. La sua fragilità emotiva e i problemi di dipendenza peggiorarono durante la lavorazione, rendendo il clima ancora più difficile.
Le riprese vennero sospese diverse volte, compromettendo il progetto. Uno dei momenti più discussi fu la sua celebre assenza per volare a New York e cantare “Happy Birthday, Mr. President” a John F. Kennedy. Questa apparizione divenne iconica e attirò molta attenzione mediatica, ma i produttori la considerarono una grave mancanza di professionalità.
La tensione raggiunse un punto di rottura e la 20th Century Fox prese la drastica decisione di licenziare Marilyn, sostituendola con Lee Remick. Tuttavia, il co-protagonista Dean Martin si rifiutò di continuare senza di lei, costringendo gli studios a negoziare il rientro della star e fissando l’inizio delle riprese per agosto.
Purtroppo, Marilyn non fece mai ritorno sul set. Il 5 agosto 1962, poche settimane dopo essere stata riassunta, fu trovata morta nella sua casa di Los Angeles, in circostanze ancora oggi avvolte nel mistero.
La sua scomparsa segnò definitivamente la fine del progetto, lasciando Something’s Got to Give un film incompiuto.
Alcune scene sopravvissute sono state restaurate, mostrando un’ultima, struggente Marilyn, visibilmente provata ma audace e determinata a reinventarsi, come nella scena in piscina in cui appare senza veli, sfidando apertamente i tabù dell’epoca.
9. Atuk
Passiamo ora a uno dei film considerati “maledetti” e per questo mai completati: Atuk. Tratto dal romanzo The Incomparable Atuk (1963) dello scrittore canadese Mordecai Richler, la storia segue le vicende di Atuk, un inuit che lascia il suo villaggio nel Nord per vivere nella metropoli di Toronto.
Il suo personaggio, semplice e ingenuo, viene rapidamente travolto dalle contraddizioni, dall’avidità e dalla superficialità della società moderna, sfruttando l’umorismo dell’opera per trattare temi sociali. Negli anni ’80 e ’90, il progetto di un film su Atuk attirò l’attenzione di vari studios di Hollywood e di celebri attori comici.
Tuttavia, ogni volta che un attore firmava per il ruolo del protagonista, si verificavano eventi tragici, al punto da trasformare il film in un leggendario “film maledetto”. Il primo attore considerato per il ruolo fu John Belushi, famoso per il suo stile comico energico. Poco dopo aver ricevuto la sceneggiatura, Belushi morì a soli 33 anni, nel 1982, per un’overdose accidentale.
Nel 1988, il comico Sam Kinison fu scelto per il ruolo, ma ebbe forti contrasti creativi con i produttori e il progetto venne sospeso. Nel 1992, Kinison morì in un incidente stradale. Negli anni ’90, l’attore John Candy, noto per il suo talento comico, mostrò interesse per il ruolo. Tuttavia, poco dopo, Candy morì improvvisamente nel 1994, a soli 43 anni, per un infarto durante una pausa dalle riprese di un altro progetto.
Anche Chris Farley, considerato uno dei comici più promettenti dell’epoca, accettò di leggere il copione di Atuk, ma morì tragicamente di overdose a 33 anni nel 1997, in circostanze simili a quelle di Belushi, suo idolo e fonte di ispirazione.
A completare la serie di eventi sfortunati, Phil Hartman, un amico e collega di Farley, aveva mostrato interesse per il progetto e avrebbe potuto essere parte del cast. Poco dopo la morte di Farley, però, Hartman venne ucciso nel 1998 dalla moglie in un omicidio-suicidio.
A causa di tutte queste morti, Atuk ha acquisito la fama di essere un film maledetto, tanto da spingere produttori e studios a rifiutarsi di girare la pellicola, rendendolo uno dei film incompiuti più famosi di sempre.
10. Blood Meridian – Ridley Scott/James Franco
Blood Meridian, il capolavoro dello scrittore americano Cormac McCarthy, è uno dei romanzi più complessi e inquietanti della letteratura moderna. Pubblicato nel 1985, il libro racconta la brutale storia della violenza nella frontiera americana attraverso la figura del Kid, un ragazzo che si unisce a un gruppo di mercenari guidati dal carismatico e spietato Giudice Holden.
La storia è pervasa da un’immaginazione oscura, con una prosa lirica che esplora temi profondi come il male e l’esistenza stessa. Data la sua complessità e il tono cupo, Blood Meridian è stato spesso considerato “infilmabile.” Eppure, alcuni dei più grandi registi di Hollywood hanno cercato di portarlo sul grande schermo, tra cui Ridley Scott e James Franco.
Nel 2005, Scott acquistò i diritti del romanzo e iniziò a lavorare su una sceneggiatura con l’intento di catturare l’atmosfera epica e spietata del libro. La sua visione ambiziosa, però, si scontrò con le difficoltà tecniche e narrative dell’opera, oltre che con il suo contenuto estremamente violento e le sfumature filosofiche difficili da tradurre visivamente.
A causa di ciò, il progetto non riuscì a trovare slancio per diversi anni e infine venne abbandonato per mancanza di supporto finanziario e creativo.
Anche James Franco ebbe difficoltà ad adattare l’opera. Nel 2014 girò un cortometraggio basato su una delle scene più intense e violente del romanzo per dimostrarne la fattibilità. Il cortometraggio, sebbene realizzato con risorse limitate e senza l’intento di creare un vero e proprio lungometraggio, attirò l’attenzione di produttori e critici, generando speranze per un adattamento completo.
Tuttavia, come per Scott, anche Franco si trovò a scontrarsi con la sfida intrinseca del materiale: McCarthy non lascia spazio a una narrazione semplice o “digeribile,” e gli studios non furono disposti a rischiare un budget per un film così controverso.