Megalopolis: Recensione del nuovo film di Coppola

Megalopolis è il film che Coppola ha nel cassetto da quarant'anni. Un film che nessuno ha voluto produrre e pochi distribuire: facile capirne il perché

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Megalopolis viene dal greco Μεγαλόπολις, Megalopolis, traducibile con “che costituisce una grande città” ma nell’era moderna tale termine è più associato a Jean Gottman, geografo che diede questo nome alla sua opera sull’urbanizzazione della costa nordorientale degli Stati Uniti.

Del film si è detto tutto ed il contrario di tutto prima ancora che arrivasse in sala: dei tragicomici errori del trailer, del fatto che per produrlo Coppola ha dovuto raccogliere i fondi in proprio, della fatica persino per trovare chi si occupi della distribuzione. Un film che Francis Ford Coppola ha in mente dal 1980, un desiderio ardente che lo ha accompagnato per ben quarant’anni.

Ma, alla fine, Megalopolis, com’é?

Megalopolis: la trama

A New Rome, allegoria di New York, la giovane Giulia Cicero, è divisa tra la lealtà verso suo padre, Franklyn Cicero, il sindaco della città, e il suo amante, l’architetto Cesare Catinia. Se il primo ha una visione conservatrice della società, Cesare è più progressista e orientato verso il futuro. Dopo una catastrofe che ha devastato la città, l’architetto vuole ricreare la città e trasformarla in un’utopia, mentre il sindaco, corrotto conservatore, vi si oppone totalmente.

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Megalopolis: la recensione

Iniziamo dalle cose positive: tutta la maestria di Francis Ford Coppola è in mostra in questo film. Ogni inquadratura è una splendida fotografia, un perfetto quadro che dimostra l’occhio di Francis Ford Coppola, l’abilità di comporre la scena che solo un registra padrone dell’arte riesce ad avere.

Ciò detto, a volte, nel corso del film, si ha l’impressione di non essere davanti a un film bensì ad una pubblicità di profumo Dior. Bellissimo, tutto splendido, però mi aspetto che Nathalie Emmanuel tiri fuori una boccetta di profumo guardando la telecamera ogni volta che si trova in scena con Driver.


E la recitazione vede tutti gli attori sul pezzo. La recitazione ha senso se si pensa che gli attori non interpretano “persone”, bensì Idee, ideologie. Sebbene si sia parlato degli attori più per la cosciente scelta di Coppola di usare attori controversi piuttosto che per l’abilità del cast coinvolto, questa è innegabile. Possiamo dissentire con la posizione politica di Jon Voight, o con l’intero essere di Shia LaBeouf, ma sulla loro recitazione non si può dire alcunché di negativo. Aubrey Plaza fa esattamente quello Aubrey Plaza.

Adam Driver è semplicemente perfetto nel suo ruolo, riuscendo ad sembrare a tratti persino un credibile essere umano e no, non c’è un filo di ironia in questa frase. Come detto, i personaggi funzionano meglio quando li si considera quali manifestazioni di idee, non esseri umani in carne ed ossa.

Il problema che si ha è che, semmai, a volte sembra che gli attori abbiano avuto direzioni divergenti sulla stessa scena, e non sempre i pezzi si incastrano. Per far capire meglio cosa intendo, voglio proporre un paragone culinario: vi piace il pollo arrosto, vi piace il pesce in brodo. Ma il pollo arrosto e il pesce in brodo nello stesso piatto?

Se gli attori con più esperienza riescono a districarsi comunque, quelli più giovani sembrano andare in stallo. Pare che questo sia dovuto a scelte improvvisazionali di Coppola, con cambi di direzione repentini nel corso delle riprese. Questa non vuole essere una critica nei confronti del cast, ricevere direzioni contrastanti in corso di riprese è qualcosa che mette alla prova i migliori attori.

Il film funziona finché lo si considera sul piano puramente metaforico e allegorico. C’è tutto la filosofia del regista in questo film, che inizialmente sembra voler essere quasi un dialogo sulle posizioni che presenta ma che, alla fine, “fallisce” in questo dialogo nella misura in cui il regista mette ben in chiaro quale sia la posizione che ritiene giusta.

Megalopolis mette insieme Shakespeare, la Congiura di Catilina e cita Marco Aurelio, Siddharta…onestamente, così tanta roba che occorrerebbe un dottorato in filosofia per cogliere tutti i suoi riferimenti.

Nell’universo alternativo di Megalopolis, New York diventa New Rome. I parallelismi tra gli Stati Uniti e l’Impero Romano non potrebbero essere più evidenti: Cesar Catilina, Franklyn Cicero (Cicerone), Crassus…è un allegoria, ma nessuno può accusare Coppola di essere stato sottile nella sua narrazione.

In particolare, Coppola vede in Catilina l’elemento di progresso e in Cicerone il conservatore difensore dello status quo. Come ha già spiegato, Coppola immagina che, poiché la storia di Catilina è giunta fino a noi tramite il suo avversario Cicerone, allora è intrinsecamente poco credibile perché, ovviamente, Cicerone ha raccontato la storia che più gli faceva comodo. Di conseguenza, in Megalopolis, i ruoli si ribaltano ed è Catilina, il progressista, ad avere ragione, ad essere un innocente perseguitato per le sue idee scomode.

Sebbene, fino a qui, il ragionamento possa anche avere senso, dove Coppola si perde è nell’inserire nella narrazione quelle accuse che Cicerone mosse a Catilina solo per far si che il suo Catilina risulti innocente. Il problema è che queste accuse vengono gestite con scarsa abilità: entrano a mischiarsi con la trama e subito si risolvono, senza creare dramma, senza avere un effettivo peso, creando un’inutile parentesi. Particolarmente egregia è quella della vestale, che sembra essere stata inserita solo per “ribattere” ad un’accusa mossa al vero Catilina. Ma non c’è solo questo: un satellite in rotta di collisione, una rivolta per le strade…e niente. Scompaiono nel nulla.

Intere linee narrative appaiono e scompaiono senza conseguenze e senza alcun perché, facendo si che Megalopolis riesca ad essere quindi incredibilmente lungo ed incredibilmente corto. Megalopolis sembra aver bisogno almeno di un’altra ora per gestire meglio alcune linee narrative, o di un editor più severo che dica al regista “tutto questo lo tagliamo”.

Immagino che da qualche parte ci siano fan pronti a creare un fan-cut di 90 minuti, perché Megalopolis ha in sé germogli di un capolavoro. Ma quando un film supera le due ore, avere dei germogli è un po’ poco.

How Jon Voight Helped Francis Ford Coppola Bring Megalopolis to Life A Story of Unlikely Alliances in Film 4 1

Il film si divide in due parti: una prima parte dove la narrazione non viene strangolata dall’allegoria e che scorre con senso e direzione, ed una seconda parte dove si rimane allibiti davanti allo schermo cercando di dare un senso a quello che sta succedendo. L’ultima mezz’ora è particolarmente egregia, ed è il trionfo dello stile sulla sostanza.

Detto sinceramente posso capire le difficoltà incontrate da questo film nel reperire prima i fondi e poi un distributore. A chi è destinato questo film? Il pubblico che mi viene in mente per Megalopolis corrisponde più o meno a quello stesso pubblico che, in una mostra d’arte moderna, passa un quarto d’ora a commentare la profondità e l’interpretazione corretta dell’opera che hanno di fronte prima che arrivi l’addetto alla sicurezza che l’invita a spostarsi perché stanno davanti all’estintore.

Ok, forse questo è un po’ estremo perché Megalopolis ha indubbiamente i suoi meriti, che non sono pochi. Ma il film presenta tutti i segni di un regista che avrebbe avuto bisogno di qualcuno a fianco a dirgli “no”. In Megalopolis tutto il pensiero, la filosofia e, onestamente, l’ego di Francis Ford Coppola sono in bella mostra, ma il film sente il bisogno di una guida.

Ambientazione, recitazione, fotografia sono eccellenti. Lo storytelling però cola drammaticamente a picco nel momento in cui la storia avrebbe invece dovuto raggiungere il suo climax.

A questo punto ogni spettatore deve chiedersi cosa è importante per sé, cosa cerca in un film. Personalmente, non riesco ad andare oltre i difetti di storytelling, che ha reso l’ultima parte della pellicola semplicemente difficile da seguire.

Ciò detto, a ciascuno il suo.

Megalopolis: il cast

Adam Driver: Cesar Catilina
Giancarlo Esposito: Franklyn Cicero
Nathalie Emmanuel: Julia Cicero
Aubrey Plaza: Wow Platinum
Shia LaBeouf: Clodio Pulcher
Jon Voight: Hamilton Crasso III
Jason Schwartzman: Jason Zanderz
Talia Shire: Constance Crasso Catilina
Grace VanderWaal: Vesta Sweetwater
Laurence Fishburne: Fundi Romaine

Megalopolis: il trailer

RECENSIONE
Voto
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