Conclave, la recensione del film con Ralph Fiennes
In sala dal 19 dicembre, Conclave, un thriller ecclesiastico molto interessante diretto da Edward Berger e magistralmente interpretato da Ralph Fiennes e Stanley Tucci.
Osservare da vicino uno degli eventi più chiusi e storici, da cui il titolo del film diretto da Edward Berger liberamente tratto dall’omonimo romanzo scritto da Robert Harris: il Conclave. L’elezione del Pontefice, del capo dello Stato più piccolo al mondo, una delle figure più influenti del mondo, da sempre (o dall’anno Zero, in tutto e per tutto). Ralph Fiennes e Stanley Tucci ci raccontano cosa c’è dietro le sacre quinte, tra giochi politici e peccati capitali chiusi dentro una stanza.
Dice l’antico proverbio che “morto un Papa se ne fa un altro“. Recita un famoso giallo italiano, qui parafrasato, che i vizi sono una stanza chiusa in cui solo una persona ha la chiave. Questo è in estremissima e incomprensibile sintesi, Conclave, un film avvincente e austero, come il rigido contesto impone. Edward Berger solletica la curiosità di chiunque voglia vedere cosa avviene dietro quelle mura, nell’evento più segreto al mondo, dove possiamo solo usare l’immaginazione per comprendere tutto.
Chiaramente, nella realtà fuori dal cinema, mai avremo certezze. Tuttavia, com’è facilmente intuibile, chiusa la porta, inizia una politica segreta fatta di colpi bassi funzionali alla scalata al potere. Il che rende perplessi visto che, Sacre Scritture alla mano, si tratta di un peccato capitale di un certo rilievo, quello della superbia. Ed è solo uno, dei tanti altri che Conclave mette in mostra, anche a più riprese, mostrando il volto sporco che c’è dietro un certo tipo di cattolicesimo.
La dottrina dell’ama il prossimo tuo si sospende, dunque, facendo subentrare una morbosa caccia al potere, che nel film assume anche contorni da vero e proprio legal thriller, coniando di fatto un thriller ecclesiastico. Lontani dalle aule di tribunale, i cardinali hanno tutti un segreto da nascondere, portando la situazione specifica all’esasperazione totale, dove nessuno può fidarsi di nessun altro. A tenere insieme i pezzi, un decano la cui fede verso la Chiesa viene messa a dura prova costantemente, che tenta di essere super partes quanto possibile, salvo poi dover prendere posizioni anche scomode.
Tornando al film, in tal senso brilla il cast, in cui ogni interprete riesce a restituire ciò che gli impone il ruolo. Dal becero conservatorismo di Sergio Castellitto, perfetto nel suo ruolo, fino ai tormentati Ralph Fiennes e Stanley Tucci, in costante crisi, soprattutto il primo, dopo che ogni giorno è costretto ad assistere ad un concentrato di peccati capitali che rischiano di infangare ancor di più una Chiesa in piena crisi. I colpi di scena sono quindi inevitabilmente una colonna (anzi una pietra) sulla quale si fonda Conclave.
Azioni che non dovrebbero quindi confarsi ai candidati per sedere sul Sacro Trono, messe in risalto dallo stile scelto da Edward Berger. Senza mai scadere in facili moralismi o becera satira anticlericale, Conclave potrà anche far storcere il naso a molti appartenenti della comunità cattolica, soprattutto per un finale decisamente provocatorio che non sveleremo. Eppure, il discorso resta sempre il medesimo di The Apprentice, per esempio. È colpa di attua gesti deprecabili in gran segreto o di chi li racconta? La risposta dovrebbe essere una e una sola ma sappiamo che così non è.