Megalopolis è un film anti-narrativo pieno zeppo di spunti sconclusionati, folli trovate visive e in generale di una scrittura disorganica e molto spesso anche confusionaria, figlia della mancanza della supervisione di un produttore. È troppo presto per decretare se il film di Coppola possa essere considerato rivoluzionario quanto l’utopia progettata dal suo protagonista, ma non ci sono dubbi sul fatto che Megalopolis rasenti deliberatamente il confine tra l’avanguardia e la follia.
“L’universo è cambiamento; la nostra vita è il risultato dei nostri pensieri.” La capacità di Catilina di modificare il tempo a proprio piacimento rappresenta forse la metafora più interessante dell’intero film: si tratta di quella creatività posseduta unicamente dagli uomini fuori dal comune, alla Leonardo Da Vinci per capirci, che permette loro di trascendere la propria dimensione temporale e di scorgere, attraverso il loro ingegno, un futuro che è invece invisibile ai loro contemporanei.
Megalopolis è per certi versi la celebrazione di questo potere, una lode assoluta all’arte in ogni sua forma, che sia il cinema, o l’architettura. Secondo Coppola, l’arte, si intende ovviamente quella pura e libera da ogni imposizione esterna, è l’unica forza in grado di legare due visioni del mondo totalmente contraddittorie come quelle rappresentate da Cicero e Catilina. Tradizione e progresso, pragmatismo e follia trovano finalmente il modo di coesistere nel lieto finale di Megalopolis, dove i due personaggi sembrano lasciarsi alle spalle gli screzi del passato all’insegna di un futuro da costruire uno affianco all’altro.
La Megalopolis di cui tanto si parla non è più soltanto un’utopia, il progetto di Catilina si può realizzare per davvero. E se il paragone tra l’ingenuo buonisimo di questo finale e la cinica realtà dei nostri tempi appare francamente impietoso, non lo è quello che accomuna il sogno di Catilina e l’ambizioso film di Coppola.
Nonostante tutti quei dirigenti che si sono messi di traverso e tutte quelle critiche che giustamente arrivano e arriveranno, alla fine Coppola è riuscito a realizzare il film che da sempre aveva immaginato e a dimostrare che con la perseveranza è possibile concretizzare anche le utopie. Seppure con un epilogo forse un po’ meno romantico rispetto al finale della pellicola, alla fine ha vinto Megalopolis, ha vinto l’arte.