Megalopolis e la filosofia di Marco Aurelio

Megalopolis
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Il nuovo film di Coppola, Megalopolis, è un’epopea generazionale che riflette sulla persistenza del passato e sulla proposizione del futuro.

C’è una scena in Megalopolis nella quale il personaggio di Cicero difende la propria posizione conservativa nei confronti delle idee rivoluzionarie di Catilina servendosi opportunamente di una citazione di Marco Aurelio, per poi venire smentito da altre due riflessioni, sempre di Marco Aurelio, che sembrano invece esaltare il progresso.

Nel corso della propria vita, l’intellettuale romano ha espresso, in relazione allo stesso concetto, tre pensieri reciprocamente contraddittori. Ecco, il film di Coppola funziona più o meno allo stesso modo, per aspetti in antitesi tra di loro: Megalopolis è contemporaneamente la riproposizione di una storia passata e la messa in scena di uno stile rivoluzionario, ma anche la massima espressione della libertà artistica e, dall’altra parte, la dimostrazione che forse, a volte, dei paletti sono necessari.

È responsabilità della leadership lavorare in modo intelligente con ciò che viene dato, e non perdere tempo a fantasticare su un mondo di persone impeccabili e scelte perfette.” Il pragmatismo, l’arte del riuscire a ottenere dei risultati concreti attraverso la pratica, è indubbiamente uno dei concetti chiave di Megalopolis.

La New Rome di Cicero è un impero costruito sui fatti, sui mattoni  e sulla memoria storica poiché non c’è niente di più forte della conoscenza del passato. Nel film di Coppola la riproposizione della Roma imperiale non è semplicemente un vezzo estetico, ma è la trovata geniale di un autore che ha compreso intimamente i meccanismi della narrativa classica: per raccontare qualcosa del nostro tempo, non è necessario rivolgersi al futuro, ma a tutto quello che è stato e che continua ad essere.

Megalopolis è una fiaba antica di un mondo moderno, e non un’utopia, o peggio, una distopia, come ci si vorrebbe sforzare di credere. Sono parecchi gli elementi del film che sembrano riconducibili a delle dinamiche contemporanee: si pensi alla glorificazione che viene fatta di un mito fasullo come quello di Vesta Sweetwater, la cui verginità diviene un fenomeno mediatico, oppure alla caricaturale figura di Clodio Pulcher, che si guadagna il favore degli elettori elargendo letteralmente delle banconote tra la folla.

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