Cinema e fascinazione criminale: 5 film italiani basati su criminali realmente esistiti [LISTA]

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Da Salvatore Giuliano fino a Tommaso Buscetta: ecco i criminali italiani che sono stati trasposti sul grande schermo.

A volte è difficile ammetterlo, ma i personaggi negativi – criminali inclusi – sono quelli che ci affascinano di più; se poi si tratta anche di uomini realmente esistiti, il grado di coinvolgimento dello spettatore diventa impareggiabile. Negli ultimi anni, la cronaca nera, specialmente quella italiana, ha vissuto una rinascita incredibile, divenendo uno degli argomenti più affrontati in ambito seriale, nei podcast e ovviamente nel cinema.

In occasione dell’uscita in sala di Iddu, il film che racconta la latitanza di Matteo Messina Denaro, l’ultimo grande boss di mafia rimasto a piede libero, andiamo alla scoperta di cinque grandi film italiani che, pescando direttamente dal true crime, hanno reso immortali i loro deprecabili protagonisti.

Lucky Luciano (1973)

Salvatore Lucania, alias “Lucky Luciano”, fu il boss indiscusso della malavita italo- americana degli anni ‘30. Considerato il padre del moderno crimine organizzato e tra i più famosi criminali di sempre, Lucania fece la propria “fortuna” grazie alla costituzione di un vero e proprio mercato internazionale dell’eroina.

Non è dunque un caso se Francesco Rosi, con il suo Lucky Luciano, sceglie di ritrarre questa figura controversa mettendo in risalto la sua furbizia e la sue doti da stratega, quasi come se si stesse parlando di un imprenditore senza scrupoli più che di un criminale; il confine è chiaramente flebile. L’interpretazione di Gian Maria Volontè è poi in grado di infondere allo sguardo di Lucania uno strato di impenetrabilità tale che si ha quasi l’impressione di trovarsi di fronte a un robot freddo e calcolatore.

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Romanzo Criminale (2005)

Che si tratti del film di Michele Placido del 2005 o della serie televisiva di Stefano Sollima, non fa davvero alcuna differenza: la storia della “Banda della Magliana”, l’organizzazione criminale che tra gli anni ‘70 e ‘80 ha tentato di conquistare Roma,  è in grado di sedurre qualsiasi tipo di spettatore grazie a un tipo di fascino del tutto controverso.

Non si rischia di travalicare i limiti dell’etica tifando per degli assassini realmente esistiti? A questa domanda non è facile rispondere, eppure è innegabile che in Romanzo Criminale si parteggi non tanto per dei criminali, ma piuttosto per dei personaggi che per tutta la loro vita sono stati trattati da reietti e che, inevitabilmente,  hanno finito per diventare veramente dei cattivi.

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Salvatore Giuliano (1962)

Non si poteva lasciare fuori da questa rassegna il meraviglioso Salvatore Giuliano di Francesco Rosi, il film-inchiesta che ripercorre gli eventi più significativi della vita del “bandito di Montelepre”. Giuliano e la sua banda di criminali furono gli artefici di una serie di attacchi terroristici avvenuti in Sicilia nella prima metà del ‘900, in particolare è nota la “strage di Portella della Ginestra” dove venne aperto il fuoco su una folla di contadini riuniti per celebrare la festa dei lavoratori.

In quella che Leonardo Sciascia definiva la miglior rappresentazione cinematografica della Sicilia, viene giustapposta la tragedia individuale del bandito allo psicodramma collettivo del popolo siciliano, vittima collaterale della guerra tra Stato e mafia. Non viene raccontato tanto il bandito Giuliano in carne e ossa, quanto più il “mito di Giuliano”, ossia tutto quello che il criminale ha rappresentato per gli italiani nel corso un momento storico delicato per il nostro paese.

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Dogman (2018)

No, non si tratta della deludente pellicola di Luc Besson, ma del ben più impressionante film di Matteo Garrone; Dogman si ispira liberamente alla figura di Pietro De Negri, detto “er canaro della Magliana”, un toeletattore di cani che uccise brutalmente il pugile Giancarlo Ricci.

Ad attirare l’attenzione mediatica sulla vicenda fu in particolare l’efferatezza del crimine: il pugile fu prima seviziato e brutalmente mutilato e poi, una volta terminato il lavoro, il suo corpo venne dato in pasto ai cani. Ma, più che ricostruire i fatti come si dice siano avvenuti, a Garrone interessa piuttosto addentrarsi nella mente di un uomo che, dopo aver subito angherie e prevaricazioni per tutta la vita, scatena tutta la propria rabbia in un raptus omicida nel tentativo di riscattare se stesso dall’abisso di un’esistenza insignificante.

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Il traditore (2019)

Il traditore di Marco Bellocchio racconta la vicenda di Tommaso Buscetta, il primo grande pentito di mafia appartenuto a Cosa nostra. Nel 1984, Il “boss dei due mondi”, così soprannominato per via dei suoi loschi affari svolti tra l’Europa e l’America, iniziò a collaborare con la giustizia svelando i vertici e la struttura dell’organizzazione mafiosa più sanguinosa della storia italiana.

Il film di Bellocchio non giustifica mai le azioni del suo antieroe protagonista, ma piuttosto tenta di mettere in luce la complessità della sua psiche, dilaniata dal pentimento e dal senso di colpa provocato dalla morte di tutti i suoi affetti; se a questo si aggiunge la magistrale interpretazione di Pierfrancesco Favino, con il suo accuratissimo accento siculo-brasiliano, ci sono tutti presupposti per un film indimenticabile.

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Di Giuseppe Savoca

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