Perché Art il Clown è già un’icona dell’horror

Art il Clown è divenuto in pochi anni una delle icone più importanti del cinema horror. Ecco perchè funziona così bene

Art il clown, terrifier
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Il fascino sadico e malato di Art il Clown

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Nel panorama dei film horror contemporanei, un personaggio ha rapidamente catturato l’attenzione degli appassionati del genere grazie alla sua presenza inquietante e brutale: Art il Clown, il sanguinario protagonista della saga Terrifier. Nato dall’immaginazione di Damien Leone, Art rappresenta una nuova icona dell’horror moderno, capace di mescolare elementi del cinema slasher con un’estetica disturbante, innovando e omaggiando allo stesso tempo i grandi mostri sacri del passato. Ma perché questo personaggio funziona così bene, tanto da conquistare una fanbase devota e ridefinire l’orrore moderno? In occasione dell’arrivo del terzo film della saga, in anteprima il 31 ottobre nei cinema di tutta Italia e poi dal 7 novembre di nuovo in sala abbiamo deciso di analizzare i punti fondamentali del suo successo.

Chi è Art il Clown?

Art il Clown fa la sua prima apparizione nel cortometraggio di Leone, The 9th Circle (2008), per poi consolidarsi come personaggio centrale nel film antologico All Hallows’ Eve (2013). Tuttavia, è con il film Terrifier del 2016 e il sequel del 2022 che Art ottiene una notorietà planetaria.

Senza mai pronunciare una parola, Art è un clown dal trucco bianco e nero, con una bocca larga e deformata da un sorriso perenne e sinistro. È un personaggio completamente muto, il cui silenzio amplifica il terrore che emana. Questa scelta stilistica non solo rende Art diverso dai tipici cattivi parlanti, ma gli conferisce una dimensione di mistero e imprevedibilità, elementi cruciali per il suo fascino.

1. Silenzio e Mimica: La Forza di un Villain Non Verbale

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Il primo aspetto che distingue Art il Clown da molti altri assassini del cinema è la sua totale assenza di dialogo. Come una moderna pantomima dell’orrore, Art usa solo il linguaggio del corpo per esprimere emozioni e intenzioni, affidandosi a una mimica grottesca e teatrale. Il suo viso coperto di trucco clownesco e la sua espressione costantemente inquietante creano una dicotomia tra il comico e il macabro. Questa ambiguità emozionale genera una tensione costante, poiché lo spettatore non può mai anticipare le sue mosse oi suoi pensieri.

Il silenzio di Art non solo lo rende più spaventoso, ma lo distacca anche da antagonisti più verbosi come Freddy Krueger o Chucky. Questo lo avvicina piuttosto a figure iconiche come Michael Myers o Jason Voorhees, che basano il loro impatto sulla presenza fisica e sull’implacabilità. Tuttavia, a differenza di Mike o Jason, Art combina alla sua implacabilità una perversa vena creativa, fatta di esibizioni quasi surreali, che sfiorano l’assurdo. È un killer che “si diverte” a infliggere terrore e dolore, e lo fa con un ghigno beffardo che lo rende tanto inquietante quanto affascinante.

2. La Brutalità Estrema di Art il Clown

Uno dei motivi principali per cui Art ha attirato così tanta attenzione è la sua brutale efferatezza. Terrifier è noto per alcune delle scene di morte più scioccanti e grafiche del cinema horror recente. La violenza in Art non è solo gratuita, ma parte del suo modus operandi: ogni omicidio è una macabra performance artistica. La creatività dietro le sue uccisioni non segue un modello prevedibile, rendendo ciascuna morte più disturbante della precedente.

Nel cinema slasher, molti assassini seguono una struttura ripetitiva nelle loro uccisioni, ma Art il Clown è diverso: è imprevedibile, sadico e spietato. La scena più emblematica di questa brutalità si trova nel primo Terrifier, dove una vittima viene letteralmente tagliata a metà dall’inguine alla testa in un atto di violenza talmente scioccante che ha lasciato il pubblico sbigottito. Questo tipo di brutalità estrema, non edulcorata e senza compromessi, ha spinto il film e il personaggio al centro del dibattito sull’orrore contemporaneo, conferendo a Terrifier uno status di culto.

3. L’Estetica Grottesca di Art: Un Incubo da Circo

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Il design visivo di Art il Clown è forse uno degli elementi più memorabili e riusciti del personaggio. Con un look ispirato ai clown classici, ma trasposto in chiave dark e horror, il sadico killer si discosta dall’immagine tradizionale del pagliaccio giocoso per abbracciare un’estetica profondamente grottesca. Il suo costume nero e bianco, la faccia bianca con macchie nere sugli occhi e il sorriso esagerato, nonché i suoi denti marci e affilati, lo rendono un’icona visiva immediatamente riconoscibile.

Questo look sfrutta la cosiddetta “coulrofobia” (la paura dei clown), una fobia particolarmente diffusa, che vede il clown come una figura intrinsecamente disturbante. Art incarna perfettamente questa paura: il suo trucco è così grottesco e distorto da cancellare ogni traccia di umanità. Il risultato è una creatura che incarna l’incubo, una figura che distorce l’innocenza giocosa del clown trasformandola in qualcosa di profondamente maligno.

4. L’Aspetto Psicologico: Il Fascino dell’Ignoto

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A differenza di molti villain horror, la genesi di Art rimane avvolta nel mistero. Non sappiamo nulla della sua storia, delle sue motivazioni o delle sue origini. Questa mancanza di contesto lo rende ancora più spaventoso: senza una spiegazione chiara del perché uccida, Art il Clown appare come una pura forza del male, una semplice rappresentazione di follia omicida.

Damien Leone ha scelto di non fornire spiegazioni esaustive sulla psiche o la storia di Art, lasciando al pubblico il compito di riempire i vuoti con le proprie paure e interpretazioni. Questa scelta è particolarmente efficace perché consente al clown di restare imprevedibile e incomprensibile. Ogni volta che appare sullo schermo, lo spettatore non può sapere cosa farà o perché lo farà, amplificando il senso di pericolo.

5. L’influenza delle leggende dell’orrore

Un altro motivo del successo di Art risiede nell’abilità di Damien Leone di omaggiare i grandi del passato pur creando qualcosa di fresco e nuovo. Come già accennato, il Clown può essere visto come un erede di personaggi come Michael Myers, Jason Voorhees e Leatherface. La sua silenziosità, la brutalità degli omicidi e la sua apparente invulnerabilità richiamano questi mostri sacri dello slasher. Tuttavia, Art si distingue per la sua teatralità, il suo senso dell’umorismo macabro e la sua creatività nei metodi di uccisione, portando avanti una tradizione, ma con un tocco più moderno e perverso.

Conclusione

Art il Clown è riuscito a diventare una delle figure più spaventose e iconiche del cinema horror contemporaneo grazie a una combinazione di elementi: l’assenza di parole che lo rende ancora più inquietante, la brutalità delle sue azioni, la sua estetica grottesca e il mistero che lo circonda. L’abilità di Damien Leone di fondere omaggi al passato con idee nuove e disturbanti ha permesso ad Art di emergere come un personaggio che non solo spaventa, ma che affascina profondamente il pubblico. Per chi cerca orrore puro, senza fronzoli né spiegazioni razionali, Art il Clown è la nuova icona da seguire.

In conclusione, la saga di Terrifier e il suo protagonista dimostrano come l’horror possa continuare ad evolversi, trovando nuovi modi per scioccare e intrattenere, facendo di Art il Clown uno dei killer più memorabili degli ultimi anni.

Che ne pensate?