Nel corso dell’ultimo mese Ubisoft sta attraversando un momento molto difficile, forse il più complesso dei quasi quarant’anni di storia della compagnia francese.
Gli ultimi titoli sviluppati dalla software house sono stati un flop dopo l’altro e il valore delle azioni è calato di oltre il 50% soltanto nel 2024. Questo ha chiaramente preoccupato gli investitori che, a metà settembre, hanno indirizzato una lettera aperta ai fratelli Guillemot di considerare la cessione della compagnia.
Si profilano mesi turbolenti per i piani di alti Ubisoft. Da una parte i fratelli Guillemot e Tencent, loro partner commerciale, sembrano voler acquisire sempre più quote della compagnia per toglierla dal mercato e renderla privata. Dall’altro invece abbiamo gli investitori che hanno visto andare in fumo il capitale investito e auspicano un cambio di management.
Non vogliamo addentrarci nei dettagli economici che non abbiamo le competenze di valutare ma possiamo dire con certezza che la famiglia Guillemot è circondata da attori ostili che vogliono prendere il controllo della compagnia da loro fondata nel 1986.
Se i Guillemot perdessero il controllo della compagnia, in favore di Tencent o altre terze parti, la sensazione è che si assisterebbe a licenziamenti di massa. Ubisoft è una delle compagnie con più dipendenti in tutta l’industria videoludica con oltre 45 studi che impiegano ben 20.000 persone.
Il futuro all’orizzonte è preoccupante per molti di loro perchè le stime parlano di tagli massicci al personale. Secondo gli esperti del settore Ubisoft potrebbe vedere la sua forza lavoro quasi dimezzata, con licenziamenti pari al 30/40 %del personale.
Se queste previsioni dovessero avverarsi, il 2025 si profila già come un anno disastroso per i licenziamenti nel mondo del gaming. Si parla di circa 8000 persone che perderebbero il proprio lavoro, andando a confermare il trend negativo degli ultimi due anni.
Che Ubisoft abbia le sue colpe è fuori da ogni dubbio ma è scorretto come una grande fetta di sviluppatori di grande talento debba pagare per le scelte irresponsabili di un management incompetente e assolutamente avulso dalla realtà dell’industria.
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