The Apprentice, la Recensione del biopic su Donald Trump

Discusso, controverso, boicottato. Arriva in sala dal 17 ottobre, The Apprentice, il film diretto da Ali Abbasi sulla vita di Donald Trump, interpretato da Sebastian Stan. Ecco la nostra recensione.

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The Apprentice, o per meglio dire, le origini di un personaggio quantomai controverso come Donald Trump in un film che farà discutere e non poco. La genesi di quello che ad oggi sembra essere l’incarnazione di un villain, in una storia americana che sembra guardare anche a quella italiana, per certi aspetti. Senza giudizi, senza macchiette. Ali Abbasi alla regia dirige un ottimo Sebastian Stan nei panni dell’ex (e futuro?) presidente degli Stati Uniti, mostrandoci la Storia semplicemente per quella che è. E forse è proprio questo il motivo di tanto astio repubblicano verso il film.

The Apprentice, la Trama

Siamo nella New York pre bonifica di Rudy Giuliani, ben lontana dall’essere la capitale mondiale della globalizzazione. Degrado e sbandati dominavano le strade, fin quando un visionario giovanotto figlio d’arte inizia la scalata verso l’impero newyorchese. Anche grazie ad una figura controversa (e discutibile) come Roy Cohn, avvocato capace di ribaltare sempre le carte in ogni tavolo a cui è seduto. E che suo malgrado vedeva nel giovane Trump un diamante grezzo da rendere pietra forse fin troppo preziosa da gestire.

The Apprentice, la Recensione

Partiamo col dire che The Apprentice ha causato moltissime polemiche in quel degli Stati Uniti. Proprio nella Terra delle Libertà, ai repubblicani filo-trumpiani proprio non è andato giù questo film, additandolo di seminare odio, fake news e quant’altro. La solita nenia, insomma. Eppure, ciò che balza all’occhio, è che il film diretto da Ali Abbasi, si limita semplicemente a raccontare la storia dell’evoluzione di un personaggio pubblico quantomai cinematografico.

In fin dei conti, Donald Trump è sempre stato un personaggio sopra le righe. Da timido ragazzo sottovalutato dalla famiglia fino a diventare uno dei tanti re di New York, con le sue manie e ossessioni, le sue prurigini nel mostrarsi realmente grande. Un percorso che l’ha portato poi a diventare Presidente degli Stati Uniti d’America, forse il coronamento naturale della sua scalata, sebbene all’epoca fosse abbastanza riluttante nel voler scendere in politica.

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The Apprentice racconta la storia partendo dal momento in cui Trump, interpretato da un magistrale Sebastian Stan, conosce proprio Roy Cohn. Quindi dal suo giorno zero, in altre parole. Non la sua gioventù nel Queens dunque ma esattamente quando Trump ha iniziato a diventare il Trump che conosciamo ora. Un battesimo del fuoco che nasce da acqua e ghiaccio e si trasforma in vodka, perché se vuoi dividere il tavolo con un personaggio come Roy Cohn, bisogna necessariamente bere alcolici.

Rimanendo nei panni di un altro Roy, Jeremy Strong ci riporta quindi nei palazzi del potere, quello ombrato che si muove dietro le quinte. Dai mass media della famiglia Roy a quello legale di Cohn, che costruisce e modella Trump a sua immagine e somiglianza, fino a che poi il guinzaglio non si spezza, e il personaggio si prende la persona. Impossibile non pensare a Saul Goodman, o per portare esempi più vicini a noi, Wanna Marchi (qui una spiegazione) o Silvio Berlusconi.

La Trump Tower come Milano 2, ma dove i fondi di dubbia provenienza di quest’ultima, si sostituiscono a detassazioni apparentemente scelerate da parte del comune di New York. Agevolare i ricchi a divenire ancora più ricchi, speculando su una città all’epoca in caduta libera. Chissà perché. Abbasi ce lo mostra, forse calcando la mano sui metodi poco ortodossi di Cohn, ma rimanendo sempre spettatore distante dal voler fornire un giudizio. In fin dei conti è la storia, e dai fatti non si può fuggire.

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Coadiuvato da un cast che da solo vale il prezzo del biglietto, grazie a interpretazioni sontuose, Ali Abbasi ci racconta una storia americana con uno stile superbo, tanto nella sua narrazione quanto soprattutto nello stile. Se già con il suo Holy Spider ci aveva piacevolmente stupito, con The Apprentice ci regala una piacevole conferma. La ricercatezza nel regalare immagini calzanti alla storia, rende il film tra i migliori dell’anno, potenzialmente da premio Oscar.

Girato in 4:3, ogni singolo frame rispecchia a pieno, sia nella forma che nello stile visivo, l’esatto periodo che racconta. Una scelta molto interessante che rende il mezzo cinematografico un vero e proprio testimone storico, restituendo a pieno questa idea allo spettatore. Sembrerà infatti di vedere un racconto realistico, permettendoci di calarsi pienamente dentro quel periodo. Basta la sequenza iniziale, in cui girovaghiamo per una New York marcia e degradata insieme ad un giovanotto ben vestito e con un ciuffo biondo ad anticiparlo sempre. Una scena memorabile che grazie ad un contrappunto musicale perfettamente selezionato coadiuvato dalle immagini sporche di una pellicola maltrattata, ci trascina a forza dentro una storia bellissima e terribile.

Ripensando il concetto di biopic, con The Apprentice, Ali Abbasi racconta una decade fondamentale per il mondo intero, che ha coinvolto direttamente tutto l’Occidente, mostrando in un gioco di micro universi, cosa c’è dietro i tanti famigerati e amati anni Ottanta, dove tutto sembrava meraviglioso e alla portata di tutti, dove la globalizzazione avrebbe portato benessere, quando in realtà, ad oggi, ne stiamo pagando l’amaro prezzo.

Cast

  • Donald Trump: Sebastian Stan
  • Roy Cohn: Jeremy Strong
  • Ivana Trump: Maria Bakalova

Trailer

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RECENSIONE
Voto
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Lorenzo Pietroletti
Classe '89, laureato al DAMS di Roma e con una passione per tutto ciò che riguardi cinema, letteratura, musica e filosofia che provo a mettere nero su bianco ogni volta che posso. Provo a rendere la critica cinematografica accessibile a tutti, anche al "lattaio dell'Ohio".
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