Il sequel de Il Buco, l’horror spagnolo ambientato in una prigione distopica, è meno estremo e più filosofico ma dimostra le possibilità narrative di un’idea che è ancora valida
La prigione distopica de Il Buco
Il Buco: una gigantesca torre sita non si sa dove in cui dei prigionieri, che scelgono volontariamente di venirvi rinchiusi per varie ragioni, vengono distribuiti su vari livelli. Ogni giorno, una piattaforma colma di cibo scende dall’alto al basso della torre, passando per un pozzo che attraversa e rende comunicanti verticalmente tutte le celle.
Ne consegue che chi sta più in alto può avere più cibo e anche il migliore; viceversa chi sta più in basso probabilmente avrà solo gli scarti, oppure nulla. Una chiara metafora dell’iniquità della società capitalista, ma con un twist: ogni mese i prigionieri vengono ri-assegnati a un’altra cella, scelta a caso. La situazione può quindi ribaltarsi inaspettatamente per tutti.