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Ecco la nostra recensione della seconda stagione de Gli Anelli del Potere, serie di punta di Amazon
Su Prime Video è appena arrivato l’ottavo e ultimo episodio della seconda stagione de Gli Anelli del Potere, serie ambientata nell’Universo Narrativo de Il Signore degli Anelli (qui la nostra recensione della prima). Nonostante il budget massiccio, i molti errori di canone creati nella prima stagione non erano di certo una base solida da cui partite. Tuttavia in questa seconda si è riusciti addirittura a peggiorare quanto visto nella prima iterazione, aggiungendo fan service becero e una sceneggiatura a tratti davvero irritante a un mondo tolkienano che non è assolutamente quello che abbiamo imparato ad amare.
Il budget massiccio ha consentito alla produzione di avvalersi di elementi vivisi e tecnici di assoluto livello, cosa che ha salvato questa seconda stagione de Gli Anelli del Potere dal totale disastro. Tuttavia il peggioramento rispetto a una prima stagione già di per sè non eccellente, è davvero troppo repentino per non essere avvertito. Ecco dunque la nostra recensione.
Alla fine della prima stagione de Gli Anelli del Potere Hallbrand si era rivelato a Galadriel per quello che è realmente, ovvero sia Sauron. Ritroviamo il Signore Oscuro all’inizio della seconda catturato da Adar e subito dopo diretto nell’Eregion dovrà farà forgiare a Celebrimbor, con l’inganno, gli Anelli per Nani e Uomini. Gil-Galad, Elrond e Galadriel sono dunque chiamati ad una corsa contro il tempo per evitare che ciò avvenga.
Nel frattempo a Khazad–dûm i rapporti tra il re Durin III e suo figlio Durin IV non sono certo idilliaci e le cose non potranno che peggiorare con l’arrivo degli Anelli forgiati da Sauron, ora tramutatosi in Annatar. A Numenor invece è in corso una vera e propria guerra civile tra i seguaci della regina Tar-Míriel e quelli che seguono invece Ar-Pharazôn. Lo Straniero è infine in cerca di sè stesso in viaggio con Poppy e nel tragitto farà la conoscenza di niente meno che Tom Bombadill.
Già leggendo la rapida sinossi che trovate nel paragrafo precedente si può capire il primo, enorme problema della seconda stagione de Gli Anelli del Potere. Ovvero sia troppi personaggi, troppe storyline sviluppate alcune male, alcune quasi dimenticate e altre affrettate. A partire dal personaggio di Arondir che con la morte (fuori scena) di Bronwyn sembra non aver più una ragion d’essere e vaga per la Terra di Mezzo uccidendo qualche orco ogni tanto e poi risparendo, passando per Isildur e Theo, autentici desaparesidi per gran parte del tempo per arrivare ai bistrattatissimi Pelopiedi, il cui screen time è stato ridotto davvero all’osso. Non che questo ci dispiaccia più di tanto, visto quanto noiosa è stata la loro trama nella prima stagione, ma tuttavia la cosa aumenta ancor di più il senso di fretta e confusione che aleggia attorno allo show.
Non aiutano sicuramente a risollevare la situazione alcune deliranti scelte di sceneggiatura fatti dagli autori che mandano in totale confusione chi non mastica bene Tolkien e fa infuriare (di nuovo) i fan. Il fatto che Gil-Galad e gli elfi, ad esempio, nonostante sappiano benissimo che Sauron si trovi nell’Eregion per forgiare gli Anelli, non trovino un modo più efficace di inviare un messaggio di importanza vitale a Celebrimbor che non sia mandare un singolo messaggero a cavallo finendo per farsi battere sul tempo dal Signore Oscuro, è una scelta così pigra e svogliata che non vale neanche la pena troppo di commentarla. Tuttavia questa è la storyline fondamentale dell’intera trama de Gli Anelli del Potere, come possiamo soprassedere?
Nella stessa serie vediamo sia Annatar (nome elfico che Sauron usa per imbrogliare Celebrimbor ndr) che i Nani andare e tornare dall’Eregion senza particolari problemi e nessun elfo riesce a raggiungere in nessun modo l’orecchio di Celebrimbor? Chi non conosce Tolkien potrebbe semplicemente pensare che il Lindon sia lontanissimo dall’Eregion, ma non è così, è addirittura più vicino di Mordor da dove parte effettivamente Sauron all’inizio della stagione. Come dite? Sauron è un mutaforma e avrebbe potuto trasformarsi in una creatura volante e arrivare prima? Ottima osservazione che avrebbe coinciso col canone tolkieniano. Ma gli sceneggiatori hanno scelto semplicemente la via più pigra non facendoci vedere assolutamente niente di tutto ciò.
Questo è solamente l’episodio peggiore. Potremmo parlarvi di una città elfica che non si accorge di migliaia di orchi che stanno arrivando alle sue porte, di un cavallo che sembra guidato da una mano divina che libera il suo padrone (Isildur) colpendo con una zoccolata una ragnatela. Ma staremmo solo ribadendo lo stesso concetto.
I dialoghi passano dall’inutilmente aulico e forbito in modo così forzato da sembrare quasi una parodia di loro stessi a battute talmente sciocche da non crederci (si, ‘rapina a nano armato’, parlo con te). Allo stesso modo i personaggi sono ‘tagliati con l’accetta’. Si tirano a vicenda informazioni senza però crescere o svilupparsi realmente. Anche i rapporti tra di loro restano limitati alle necessità di sceneggiatura, così come le personalità dei vari elementi in gioco. Lo stesso personaggio può essere arrogante, mansueto, sospettoso, scettico o totalmente soggiogato. Dipende solo da cosa occorre gli autori per mandare avanti la trama.
Altro punto basso di questa seconda stagione de Gli Anelli del Potere è sicuramente il becero fan service inserito dagli sceneggiatori in modo assolutamente fuori contesto. La frase che Tom Bombadill dice allo Straniero che poi Gandalf dirà a Frodo in Il Signore degli Anelli è il peggior esempio di questa tendenza degli autori. Prendere un concetto caro a chi ha visto i film e inserirlo forzosamente nel loro progetto: contestualizzazione zero e concordanza con il mondo circostante nulla.
Se infatti Gandalf dirà quella frase per convincere Frodo a non togliere una vita, qui Tom la dice per convincere Lo Straniero a non salvarne una (almeno così sembra inizialmente). Potremmo anche parlare della citazione al Vecchio Uomo Salice o alle Porte di Moria inseriti in modo totalmente fine a sè stesso solo per strizzare l’occhio a chi ha visto i film di Peter Jackson o ha letto i libri di Tolkien. Ma finiremmo solo per essere ridondanti.
Arriviamo alla nota più dolente: il canone. Dopo due stagioni Gli Anelli del Potere non ha ancora deciso a chi deve rivolgersi. Ai fan di Tolkien? O ai neofiti? Perchè non riesce ad accontentare nè gli uni nè gli altri. Se infatti i fan dell’opera cartacea si infuriano nel vedere ad esempio la Corona di Morgoth in un momento della storia in cui averebbe dovuto essere stata fusa millenni prima o assistono all’arrivo degli Istari un’era prima nella Terra di Mezzo, chi non conosce il materiale di partenza si limita a chiedersi “Si, ma chi è Morgoth?“. Perchè oltre ad un genericissimo discorso di Annatar che lo definisce un dio che l’ha torturato, nulla viene spiegato allo spettatore. A chi si rivolge tutto ciò dunque?
A che pro inserire gli Spettri dei Tumuli in un momento in cui canonicamente non esistono senza neanche neanche prendersi la briga di spiegarli per bene? A chi giova tutto questo? A che serve inserire una splendida aquila che arriva a Numenor senza poi far capire allo spettatore come abbia espresso la sua volontà di scegliere Pharazôn come sovrano? Perchè provare a far empatizzare il pubblico con gli orchi inserendo quello che è diventato celebre sul web come baby orco se poi quella cosa rimane fine a sè stessa? Tutto è così pigro e approssimativo da lasciare a bocca aperta.
Certo, visivamente Gli Anelli del Potere è ancora maestosa. La scena degli Ent è una delle più belle mai viste sul piccolo schermo, così come la battaglia dell’Eregion appare davvero potente alla vista, grazie anche a momenti ben pensati come quello della morte del cavallo di Elrond. L’episodio finale ha almeno due sequenze di fattura altissima che sicuramente faranno felici gli spettatori. Le musiche sono splendide e gli attori sono davvero tutti bravi. Ma è davvero troppo poco per una serie che ha l’ardire di attingere liberamente da una delle più grandi epopee della storia della letteratura. Più umiltà avrebbe sicuramente giovato.
E, infine. Come si può ignorare in modo così fastidioso l’Unico Anello? L’artefatto più importante della Terra di Mezzo, collegato in modo indissolubile agli altri Anelli del Potere. Come si può decidere di non farne neanche menzione facendo credere che gli anelli abbiano poteri magici e corrompano chi li usa semplicemente ‘perchè si’? Questo è ben oltre l’interpretazione o la messa in scena di una storia. Ed è totalmente inaccettabile.
In conclusione, questa seconda stagione de Gli Anelli del Potere fallisce in quasi tutto quello in cui poteva fallire. Cerca di riscrivere una lore intricatissima e complessa per adattarla alle esigenze di un pubblico che neanche gli autori sanno bene quale sia. Se Peter Jackson dopo aver girato la trilogia de Il Signore degli Anelli apparve svuotato di ogni forza e energia è perchè per realizzare un’opera in questo mondo ci vuole un impegno e un amore per questi mondi sconfinato. Cosa che Amazon ha dimostrato di non avere.
Voi che ne pensate? L’avete apprezzata? Ditecelo nei commenti.