Ubisoft: perché il tracollo è una lezione per l’industria

Ubisoft sta attraversando un periodo molto critico della sua storia, che potrebbe terminare con il fallimento della software house francese.

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Nel corso degli ultimi giorni si sono rincorse una moltitudine di notizie relative alla situazione creatasi attorno ad Ubisoft. La software house francese sta attraversando una fase a dir poco critica, che mette a rischio l’esistenza di uno degli attori più importanti del panorama videoludico.

La notizia del definitivo rinvio di Assassin’s Creed Shadows ha confermato quello che molti osservatori avevano anticipato, ovvero lo stato allarmante della compagnia dei fratelli Guillemot. Per rendersi conto del precario stato di salute di Ubisoft è sufficiente dare uno sguardo al suo titolo azionario, che nell’ultimo anno è passato dal valore di circa 30€ a quello di 10€. Non è certo necessario essere economisti per capire quanto questo crollo sia deleterio.

Ubisoft è divenuta bersaglio di un tentativo di acquisizione ostile. Ciò significa che alcuni azionisti vorrebbero acquistare abbastanza quote della compagnia per avere il potere di cacciare Guillemot e rendere Ubisoft nuovamente profittevole. Questo però non significa che l’obiettivo sarebbe riportare la casa francese a concentrarsi sullo sviluppo di videogiochi di qualità.

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Con ogni probabilità il nuovo management andrebbe a tagliare sensibilmente il personale e svenderebbe ogni asset di valore che Ubisoft ha acquisito in questi 35 anni di attività. Si tratterebbe di uno smembramento di Ubisoft, abbandonando ad un futuro incerto le migliaia di dipendenti e delle numerose IP.

Si salvi chi può

I piani alti di Ubisoft ora si stanno letteralmente giocando la loro sopravvivenza e, in preda alla disperazione, hanno deciso di tornare sui loro passi e implementare pratiche a favore dell’utente. Con il rinvio di Assassin’s Creed Shadows, Ubisoft ha deciso di rimborsare tutte le copie preordinate e allontanarsi dal modello al quale si sono affidati nel corso dell’ultimo decennio.

Non esisteranno più versoni Gold o Ultimate del gioco che cercano di manipolare il consumatore e indurlo a spendere fino al doppio del prezzo del gioco pur di avervi accesso qualche giorno prima del lancio ufficiale. Non ci sarà più la necessità di installare obbligatoriamente il launcher di Ubisoft per poter accedere al videogioco acquistato ma sarà possibile attivarlo tramite Steam. A chi deciderà di preordinare nuovamente Assassin’s Creed Shadows verrà garantito l’accesso gratuito alla prima espansione.

Questa mossa è un’ammissione di colpa da parte di Ubisoft, che ammette così di aver adottato pratiche manipolatorie nei confronti dei videogiocatori e, ora che ha bisogno di loro, decide di fare un passo indietro e di tendere loro una mano, sperando che qusti ultimi decidano di accettare questo segno di buona fede.

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La questione non riguarda l’opinione che ciascuno di voi ha diritto di avere sui videogiochi prodotti da Ubisoft nell’ultimo decennio bensì il fatto che il consumatore detiene il potere finale sugli andamenti del mercato. Molte compagnie videoludiche hanno deciso di osteggiare i propri utenti proponendo giochi sempre più privi di creatività e innovazione, soppiantate da meccasimi predatori per tentare di estorcere più denaro possibile agli appassionati.

Le sorti di Ubisoft, che in questo momento sembrano ormai segnate, dovrebbero fungere da monito a tutte le altre case di sviluppo. Il rifiuto di un certo tipo di videogiochi da parte dei giocatori denota come le compagnie devono comunque seguire l’andamento del mercato per poter restare a galla. Per quanto si possa tentare di plasmare la domanda attraverso pratiche più o meno legittime in concerto con gli attori più importanti dell’industria, sarà sempre la volontà del consumatore a dettare legge.

Per anni si è preteso di far accettare ai giocatori sistemi e pratiche che però sono state sistematicamente rigettate e il destino di Ubisoft è il risultato di un’industria che ha tentato di piegare l’utenza al proprio volere.

È arrivato il momento di tornare a porre la creatività al primo posto e a sviluppare videogiochi che non abbiano come primo e unico obiettivo quello di creare profitto. L’industria videoludica non può più ignorare la vocaziona artistica che la sostiene se vuole sopravvivere.

E voi che ne pensate del destino di Ubisoft?

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