Perché i videogiochi multiplayer online hanno (quasi) ucciso il gaming

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Poi, la storia: completamente assente in nel gaming multiplayer online, che dev’essere tutto e sempre impostato sull’azione, il confronto e il collegamento a tutti i costi, anche come riflesso dell’era dei social. Questo significa che una storia risulta inutile e superflua, e mancando spoglia di ogni possibile significato “artistico” lavori che potrebbero puntare ben più in alto in veste diversa. Pensiamo solo a TLOU.

Inoltre, diciamolo: non a tutti piace giocare con gli altri. A volte è semplicemente bello godersi un gioco con i propri tempi e i propri modi, esplorando e completando con la calma senza essere killati a ogni passo dal solito dodicenne a livello 999 con tutte le armi e le armature al massimo che quando uccide insulta pure tutta la tua famiglia.

Il fatto che molti si “accontentino” dell’esperienza multiplayer online così come viene proposta, senza idee originali ma al limite con qualche personaggio da franchise famosi come skin o qualche pacchetto dedicato a tema Halloween o Natale, risparmia alle grandi aziende lo sforzo di sfornare trovate nuove, indebolendo e di fatto appiattendo la proposta videoludica su tutti i fronti.

Si perde, in altre parole, tutta la qualità di una esperienza single-player fatta per essere vissuta “al riparo” dalla esasperata competitività – a parte quella con sé stessi, si intende – che permea i multiplayer, dove conta solo vincere, fare punteggi alti, arrivare primi, essere i migliori eccetera.

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