Incredibile la storia di Lampo, il cane che viaggiava sui treni esplorando le stazioni e tornando dalla sua famiglia a fine giornata. Se non l’avete mai sentita, vi consigliamo proprio di leggere qui
Si chiamava semplicemente Lampo, un bastardello pezzato nato forse intorno al 1950 e giunto in Italia non si sa dove e non si sa come, sceso a quanto pare da una nave merci americana. Tenuto inizialmente da un clochard, disparve e riapparve nel 1953 presso la Stazione di Campiglia Marittima, in Toscana.
Fu lì che Elvio Barlettani, vice-capostazione, si convinse ad adottarlo, trasgredendo i regolamenti e facendone una presenza fissa nella stazione. Ma il cane non stava mai solo lì: presto, infatti, iniziò a viaggiare sui treni proprio come gli umani, e assieme agli umani. Nello specifico la figlia di Elvio, Mirna, che ogni mattina accompagnava a scuola sul treno per Piombino.
Poi proseguiva da solo, salendo su vari treni ed esplorando le linee ferroviarie ma riuscendo sempre straordinariamente a ritrovare la strada di casa. Dopo alcuni anni venne imposto a Barlettani di allontanare il cane, che venne messo su un treno merci per Napoli. Riuscì tuttavia a tornare a Campiglia da solo, anche da così lontano.
La memoria di Lampo è ricordata specialmente nel piccolo monumento che vedete qui sopra, realizzato dallo scultore Andrea Spadini sito sempre presso la stazione di Campiglia Marittima, ancora oggi. Elvio Barlettani, morto nel 2006, pubblicò nel 1962 il volume Lampo, il Cane Viaggiatore, tradotto in varie lingue tra cui inglese, francese, tedesco e giapponese.