Annie Wilkes è l’inquietante villain assassina di Misery, celeberrimo thriller psicologico di Stephen King. Quello che forse non sapete è che nella realtà è esistita una donna che ha commesso gli stessi suoi ineffabili crimini
Annie Wilkes
Annie Wilkes è uno dei personaggi più spaventosi mai nati dalla penna di Stephen King, ed è tutto dire se pensiamo che parliamo davvero del maestro del terrore. Ma se avete letto il romanzo Misery (1987) e visto il film di Rob Reiner in cui è interpretata magistralmente da una giovane Kathy Bates, sapete di cosa parliamo.
Annie (SPOILER) è una figura inquietante proprio perché realistica: nel suo passato ci sono omicidi commessi probabilmente per via di diversi disturbi mentali, che emergono appieno durante la storia, quando tiene prigioniero l’autore della sua serie di romanzi preferita, quella di Misery appunto, dopo averlo rapito in seguito a un incidente stradale.
Paul e Misery
Paul Sheldon, l’autore di Misery, attraversa una vera odissea in confronto continuo anche con sé stesso, mentre Annielo tortura e lo costringe a scrivere un nuovo romanzo di Misery per cambiare la storia dell’eroina (da qui il famoso sottotitolo in italiano del film: “Misery non deve morire“). Poi, Paul scopre il passato da infermiera di Annie in un grottesco album di ritagli.
E lì emergono parecchi omicidi commessi da Annie in vari ospedali americani, una serie di eutanasie forzate di pazienti anziani e bambini neonati, da lei assassinati sfruttando le sue conoscenze mediche e il suo ruolo come infermiera. Annie, si scopre, è stata indagata ma poi scagionata: l’ha fatta franca.
Genene Jones
Anche se Stephen King sostiene che l’ispirazione per il personaggio di Annie viene dai suoi problemi di abusi di sostanze all’epoca – la dipendenza di Paul dalla medicina Novril è filo conduttore del romanzo – nell’edizione in DVD del film il regista Rob Reiner afferma invece che la villain deriverebbe da una reale serial killer.
Trattasi di Genene Jones, anche lei infermiera, responsabile si pensa della morte di oltre 60 bambini piccolissimi affidati alle sue cure tra anni ’70 e ’80. Lei pure la fece franca per diversi anni, paralizzando i bambini con una sostanza chiamata succinilcolina e causando negli infanti crisi respiratorie che portavano infine alla morte.
Nel 1985 venne infine scoperta e arrestata con l’accusa dell’assassinio di Chelsea McClellan, bimba di 15 mesi, e condannata a 99 anni di carcere. In seguito venne accusata dell’omicidio di altri cinque bambini nella stessa clinica pediatrica di Kerrville, in Texas. La sua giustificazione: con le morti voleva “incentivare” la creazione di una unità di terapia intensiva per infanti nella città.
Ora ha 74 anni e si trova in prigione. King non ha mai detto esplicitamente di essersi ispirato a lei per il personaggio di Annie ma le storie delle due donne sono davvero molto simili. Anche se, come sappiamo, quella di Annie comprende anche altri tipi di omicidi e si risolve in modo ben più tragico. Questo, comunque, prova che per trovare un orrore tale non si debba necessariamente andare a cercare nei libri.