Monsters: spiegazione episodio 5 monologo di Erik Menendez

Monsters Episodio 5 Netflix
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La nuova stagione della serie antologica di Netflix Monsters: The Lyle & Erik Menendez Story“, continua a suscitare dibattiti tra critica e pubblico. Al centro delle discussioni, l’episodio 5 della stagione, un esperimento narrativo e visivo che si distingue per la sua struttura insolita. La puntata è la più breve dell’intera serie, con una durata di soli 35 minuti.

Tuttavia, ciò che la rende unica è l’adozione di un unico piano sequenza, un’inquadratura ininterrotta che prosegue per tutta la durata dell’episodio. Ambientata in un solo spazio e con due soli attori in scena, l’episodio segue un dialogo intenso tra Erik Menendez, interpretato da Cooper Koch, e il suo avvocato, interpretato da Ari Graynor.

Durante questo lungo dialogo, Erik racconta le presunte violenze subite dai genitori, con particolare riferimento agli abusi del padre, che avrebbero portato al tragico omicidio familiare. La peculiarità della scena sta nel lentissimo zoom che, nel corso dei 35 minuti, si stringe progressivamente sul volto di Erik, aumentando l’intensità emotiva del racconto.

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La scelta del piano sequenza, una tecnica che nell’audiovisivo rappresenta l’idea di continuità e realtà, contrasta con la narrazione del protagonista. Mentre la ripresa suggerisce autenticità, le parole di Erik potrebbero essere manipolate, mescolando verità e finzione. Questo contrasto tra immagine e parola diventa il fulcro dell’episodio, ponendo lo spettatore di fronte a un dilemma: quanto è vera la storia che Erik racconta?

Il controverso episodio 5 di Monsters

La messa in scena minimale e l’uso del piano sequenza contribuiscono a rendere l’episodio uno dei più memorabili della stagione, rappresentando al meglio il tema centrale di “Monsters”: la tensione tra verità e finzione, tra ciò che appare e ciò che viene raccontato.

Cosa ne pensate?